2018? Sì!


Ohi Folks!

Trascorso un anno, un mio anno di silenzio in questo blog. In effetti non ho smesso di scrivere, se state seguendo i miei ***Giorni Così*** lo sapete bene che sto scrivendo un pensiero ogni sera da oltre un anno. Lo sapevate?

Ebbene, sono successe molte cose in questo mio 2017 e ho dovuto scegliere dove e come focalizzare la mia attenzione. Non è stato facile scegliere, ma alla fine anche il rimandare a data migliore la scrittura qui su NEVERLANDstorie ha avuto un peso e ha aggravato il mio silenzio.

Mafalda lo ha detto in questo modo:

Ecco, molto probabilmente il mio progetto originale per il 2017 mi è stato sottratto da qualcuno perché a un certo punto non l’ho più trovato. Certo, vi posso dire che ho lavorato in qualche scuola (media e superiore) con i progetti di narrazione, che ho ancora lavorato alla radio con tre programmi diversi (si è concluso proprio a dicembre il mio Visions make Beauty) e che ho intrapreso una nuova strada che mi ha portata a usare la scrittura in un altro modo. In poche parole: ho ricominciato a studiare e a imparare. Credo che per me sia la condizione migliore, quando smetto di imparare, quando la sfida perde il mordente perché ormai il campo da gioco lo conosco, allora viene meno la mia motivazione e devo per forza rimettermi alla ricerca. Solitamente quando cerco, trovo. Ho trovato un ambiente lavorativo del tutto nuovo per me, mi occupo di comunicazione a 360 gradi, con dinamiche di team che vanno a focalizzare tutti i progetti di gruppo che negli ultimi anni avevo curato (da Pandora, le Storie del Vaso al Circolo Scrittori Instabili e InstabilMente-contaminazioni d’Arte) in una visione professionale più incisiva.

Come ogni cambiamento che si rispetti, il passaggio non è stato indolore. Chiudere tutto quello che per oltre dieci anni mi ha visto dare il meglio di me stessa è una piccola morte che ho dovuto attraversare.

Mi piacerebbe poter seguire tutto, ma ho dovuto arrendermi all’evidenza: non posso, non ci riesco. Quindi lasciare aperte situazioni che non potevo più curare era diventato insostenibile (per come sono fatta io), ho fatto pace con me stessa e ho iniziato a scrivere le ultime pagine di ogni storia.

Mentre lo facevo mi ritornavano in mente ogni grammo di impegno e dedizione che ci avevo messo nel concretizzare quei folli progetti che sembravano solo voli pindarici senza senso. Per tutti, non per me. Ho ripassato ogni sentiero percorso e ho contato i passi, ho ritrovato i colori, ho riassaporato il gusto del creare e del donare il frutto della propria creazione. Ho ringraziato ogni singola persona che si è lasciata coinvolgere dalle mie idee e che ha dato davvero tanto di sé in ogni occasione. La cosa migliore è aver potuto lavorare assieme a chi ammiravo e rispettavo, i ricordi legati a loro sono i più preziosi di tutti.

Cos’altro aggiungere? Non so dove la mia nuova strada mi porterà, quando si inizia un viaggio c’è incertezza, dubbio, fatica e poco altro, quindi non voglio fermarmi ora a pensare e a valutare. Il tempo me lo dirà, il tempo te lo dice sempre se hai voglia di ascoltarlo. So che sto già imparando molto da tutto quello che ho affrontato negli ultimi cinque mesi e so che le lezioni non mancheranno e che non saranno tutte facili da digerire. So anche che la mia scrittura verrà trasformata di nuovo, la mia capacità di cogliere l’essenziale verrà amplificata e questo si rifletterà non soltanto sulle storie che scriverò e sui progetti che concretizzerò, ma anche e soprattutto sulla persona che sarò. Migliore, spero.

Qui volevo arrivare: l’ho sempre pensato, ma forse non l’ho detto spesso perché dirlo crea spesso fraintendimenti che non sempre ho voglia e  pazienza di spiegare. Ora credo sia arrivato il momento, però.

Scrivere non è una questione di fare, ma di essere. Tutto quello che siamo entra in modo vigoroso – anche se a volte silenzioso – in quello che scriviamo, perché è la nostra voce che si mostra, è la nostra anima che si stende – parola dopo parola, riga dopo riga, pagina dopo pagina. Coltivare la nostra anima significa renderla forte per permetterle di farsi ascoltare. Se non abbiamo molto da dire è perché non siamo stati capaci di ascoltare tutto quello che la vita ci sta dicendo e come si fa a raccontare se non siamo attenti a ricevere?

Imparare ogni giorno una cosa nuova, mi è stato insegnato da un elegante e delizioso signore di novant’anni che ho intervistato un po’ di tempo fa. Appena me l’ha detto ho capito che era esattamente quella la cura che stavo adottando per curare la mia anima, inconsapevolmente. Lui me l’ha confermato: funziona. Scrivere è un viaggio spaventoso che ti porta fin dentro le viscere della tua terra e se guardi bene la tua terra scoprirai che condivide le stesse viscere con il resto dell’Umanità. Il mondo è piccolo, dicono. Hanno ragione.

Scrivere è una disciplina che ti toglie le forze, ma quando sei a terra ti ridà tutto centuplicato. Se sei disposto a rischiare, ovviamente.

Non sono mai stata un’insegnante di scrittura creativa, sono sempre stata soltanto una cantastorie. In ogni ambito in cui ho potuto lavorare ho cercato di marcare per bene il mio campo da gioco. Essere Maestri è cosa di pochi, io non lo sono. Sono stata più allieva che maestra e, soprattutto, ho cercato di trasferire un po’ della mia passione e un po’ della mia esperienza a chi mi si avvicinava chiedendomi di rinvigorire il fuoco della propria scrittura per esprimersi meglio.

Un viaggio spettacolare, durato oltre dieci anni, che mi ha fatto avvicinare a bambini, ragazzi, adulti (fino a oltre novant’anni!)… che privilegio è stato, che incredibile possibilità di scoperta e di crescita!

Sono costretta ora a congelare anche questo mio blog, archivio il progetto NEVERLANDstorie con le benedizioni dovute e la gratitudine che si deve a qualcosa di bello, tremendamente bello, che ti ha toccato.

Grazie a tutti voi per essere ancora qui, per aver letto questo ultimo post e per avermi accompagnato in questi anni. Che il 2018 vi porti tonnellate di Bellezza da togliere il respiro e puri momenti di Gioia, che è diritto di tutti perché è lei che ci permette di sorridere alla vita.

Grazie di cuore,

Barbara

Rieccoci pronti per ricominciare!


Ohi Folks!

babsie_perhomepageSpero che la vostra estate sia stata rilassante e/o produttiva. La mia è stata produttiva. Non ci credete? Allora andatevi a fare un giro qui: Barbara Favaro (cliccate qui sopra). Il mio nuovo website!

Ho deciso anche di aprire una pagina Facebook perché ormai il mio profilo è arrivato quasi al limite dei contatti, per cui questa è la nuova pagina dove cliccare like se vi va: Barbara Favaro.

Significa semplicemente che ho raccolto tutto quello che ho fatto in questi ultimi anni e gli ho dato una sistemata: ogni cosa nel posto che gli spetta. Ci saranno davvero tante novità in questo autunno e se volete evitare di perdervi pezzetti che potrebbe interessarvi (sibillina? Certo che sì!) vi consiglio di iscrivervi alla Newsletter (cliccate qui). Ne riceverete soltanto una al mese, non di più. Promesso.

Novità: sto lavorando a un progetto dedicato a tutti quelli che nella vita NON vogliono fare gli scrittori, ma che vorrebbero scrivere o vorrebbero scrivere un po’ meglio per pensare un po’ meglio (soprattutto). Non posso dire di più perché devo sistemare gli ultimi dettagli tecnici (visto che sarà disponibile on-line) prima di presentarvelo per bene.

Vi ricordate di IPN_Italian Podcast Network? Ebbene, la casa di tutti i miei podcast si è evoluta ed è diventata una webradio: RUNTIME Radio. Questo significa che non solo Pandora, le Storie del Vaso e Visions make Beauty ripartiranno, ma che ci saranno almeno altri due miei nuovi programmi nel palinsesto e… a tempo debito vi fornirò tutte le indicazioni per darci un orecchio 😉

Inoltre, tra qualche giorno vi consiglierò la lettura di un paio di libri piuttosto interessanti, pubblicati da Arpa Edizioni, ovvero la Casa Editrice per cui lavoro.

Cos’altro? Molto altro, il vas sans dire!

Il Circolo Scrittori Instabili sta pubblicando nuovi racconti dei nuovi arrivati, potrete trovare voci diverse e scegliere quella che vi piace di più; invece, le Storie di Bellezza di cui si occupa il blog di InstabilMente-contaminazioni d’Arte ripartono dalla prossima settimana. Segnatevelo.

In autunno si ricomincia con i laboratori di NEVERLANDstorie, ne approfitto per invitarvi alla presentazione del laboratorio di narrazione e di quello di lettura interpretata a cura di Francesca Garioni, in Casa Cultura a Soiano del Lago (ovviamente):

loc-presentazione-neverlandstorie-2016-2017 loc-presentazione-lettura-interpretata_2016-2017

Ok, credo di avervi detto tutto per il momento.

Ah, no, dimenticavo una cosa: lo so che lo dico ogni anno in questo periodo (perché le mie intenzioni sono sempre pure, giuro), ma scriverò un po’ di più in questo blog durante i prossimi mesi. Scriverò di storie, di scrittura e di lettura.

Per quanto riguarda il MIO scrivere, invece, vi invito a seguirmi qui: *Giorni Così*. Un diario dove ogni sera riporterò un pensiero che mi ha attraversato durante la giornata. Un modo per condividere con voi quello che la vita mi propone. Senza impegno, soltanto con la voglia di riprendere in mano la vecchia cara abitudine di riflettere facendo correre le mani sulla tastiera.

E ora non mi resta che augurarvi un buon, buonissimo, weekend!

(grazie grazie grazie)

b-

 

 

La Visione di Bellezza che mi sta cambiando i pensieri…


Ohi Folks,

rieccomi qui a farvi rapporto di quanto è successo in questi mesi di astensione alla scrittura su NEVERLANDstorie, ovvero qui. Sto cercando di convincervi che non mi sono impigrita, ho soltanto lavorato su altri siti, ma sempre raccontando storie. Che è la mia ragione, oltre che la mia missione!

Oggi vi voglio parlare di un progetto nato un anno fa e che ha avuto origine da un dato di fatto molto semplice: in questi miei anni di vita ho incontrato persone veramente in gamba che hanno belle storie da raccontare. Le ho quindi chiamate, una a una, e ho chiesto loro di rilasciarmi un’intervista. Come hanno reagito? Semplicemente con lo sgomento più totale.

Chi io? E di cosa vuoi che parliamo?

Le ho rassicurate, le ho obbligate a fissare un appuntamento per l’intervista e… ho aperto il blog: VISIONSmakeBEAUTY!

Artwork by Eleonora Albano

Artwork by Eleonora Albano

In poche parole, la prima stagione conta ben 21 interviste. L’incontro che ha chiuso questo primo ciclo è un dono pazzesco che Erri De Luca ha voluto farci e che vi consiglio di ascoltare.

Voglio, però, insistere nel chiedervi di ascoltarle tutte, davvero tutte. Scoprirete quanto le Visioni che guidano la nostra vita possono diventare importanti non solo per noi, ma anche per chi ci sta attorno.

ISPIRARE E’ MEGLIO CHE ESSERE ISPIRATI

Se non siete di questo parere ora, forse, dopo aver ascoltato queste storie potreste aver cambiato idea. Vi sfido!

Il progetto VISIONS make BEAUTY coinvolge tutti i membri di InstabilMente-contaminazioni d’Arte, l’associazione culturale di cui sono presidente, e non ha scadenza. Siamo intenzionati a raccogliere le storie che riguardano le Visioni di Bellezza di chiunque abbia voglia di condividerle con noi, questo è il nostro indirizzo: visionsmakebeauty@gmail.com.

Volete saperne di più? Sul blog dell’associazione trovate articoli che riguardano la nostra ricerca e tra un po’ partirà un crowdfunding per la creazione di un evento unico che stiamo progettando con entusiasmo e speranza. Sarebbe davvero bello avervi con me, con noi, anche in questa nuova avventura.

Che dite? Ci posso contare?

A ogni modo, per ora, fatevi un giro in Bellezza ascoltando le storie di Alessandro Chiaf, Laura Giardina, Mirko Borghino, Giovanni Boscaini, Fabio Koryu Calabrò, Maria Paola Gabusi, Aldo Quagliotti, Francesca Garioni, Claudia Benaglia, Marta Camisani, Francesca Caldera, Federico Stefanelli, Lina Coppola, Luca Bonini, Giovanni Zambiasi, Silvio Franchini, Jlenia Rodolfi, Roberta Zanetti, Miriam Gotti e Simone Pizzi.

Io vi aspetto qui per sapere com’è andato.

A presto, Folks!

b-

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NEVERLANDstorie a SCUOLA


Ohi, Folks!

Lo sapete, ormai, che il progetto NEVERLANDstorie è dedicato anche ai giovani scrittori, anche a quelli più recalcitranti. Quelli che non ne vogliono sapere di scrivere un tema (che dannato sistema moderno di tortura!), figurarsi mettersi a scrivere righe su righe su righe su righe di storia che non viene neppure premiata con un bel voto! Tutta fatica per niente.

Ebbene, mi posso vantare di aver sempre vinto la battaglia in questi anni di: ti-dimostro-che-scrivere-una-storia-è-una-delle-cose-migliori-che-tu-possa-fare-per-te-stesso. Lo so che ora penserete che sono una spaccona, ma vi assicuro che è così. Succede sempre.

No, non tutti quelli che si avventurano nella mia NEVERLAND diventano scrittori, ma tutti SCOPRONO che sono già impegnati nella scrittura ogni giorno della propria vita e che questo nostro (di noi Esseri Umani) “raccontarci” è la fonte del nostro benessere.

Affronterò meglio la questione altrove (ve ne darò notizia appena tutto è pronto, così potrete scoprire un altro pezzo del mio mestiere), ma ora veniamo a quello che è stato fatto in questi ultimi mesi, inizierei con una foto:

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NEVERLANDstorie è approdato (per il terzo anno consecutivo) alla Scuola Media Catullo di Desenzano del Garda, dove ogni classe prima si è impegnata nella scrittura di una storia originale creata dalle loro testoline fantasiose e bizzarre, e il risultato è stato (come sempre) formidabile. La cosa migliore di tutte? Scoprire che il metodo che propongo ai ragazzi funziona anche per scrivere un tema e i voti MIGLIORANO sensibilmente. Contenti i professori, contente le famiglie, contenti i ragazzi e pure io (ovviamente).

CircoloScrittoriInstabili+PandoraleStoriedelVaso

(da sn) Gianluigi Bergognini, Francesca Garioni, Silvia Visini, Rossana Mazza, Letizia Lancini, Bruno Barcellan, Patrizia Rossini, Raffaella Tavernini, Alessandro Tondini, Jlenia Rodolfi, Marcello Rizza e – la sottoscritta – Barbara Favaro)

NEVERLANDstorie è stato anche ospite per tutto un anno di Casa Cultura  (Soiano del Lago) dove ho potuto lavorare con un nuovo gruppo di aspiranti scrittori adulti (vi consiglio di dare un’occhiata al blog: https://circoloscrittorinstabili.wordpress.com) che hanno prodotto parecchio e con grande soddisfazione, e con un gruppo di giovanissimi aspiranti scrittori (provenienti dalle classi terza, quarta e quinta elementare della scuola di Soiano) che si sono cimentati prima con una storia dedicata a Santa Lucia – non aveva suscitato, in un primo momento, il loro entusiasmo, ma poi si è rivelata essere una grande occasione per creare una Santa Lucia molto trendy – dal titolo “Non sono stato io!” e poi con una storia eco-compatibile che ha visto come protagonista il Lago di Garda e un misterioso Essere alato che se ne prende cura, intitolata “Il Custode del Lago”.

Queste due intense esperienze di scrittura si sono amplificate grazie alla collaborazione con Daniela Sciascia (illustratrice professionista) che ha accompagnato i ragazzi nella fase del disegno. In poche parole i ragazzi hanno scritto la storia, poi l’hanno illustrata e poi… l’hanno pure registrata!

Santa Lucia e Bob Birillo appesi in biblioteca a Soiano

I disegni inseriti nel racconto “Non sono stato io!” realizzati dai Ragazzi della Castagna Amara di Soiano del Lago, a cura di Daniela Sciascia (illustratrice).

 

Questo è il file audio de “Il Custode del Lago”, registrato dai ragazzi e con un ospite speciale nei panni del custode, ovvero: Alessandro Chiaf.

 

E poi c’è stato il progetto di InsideOut – il podcast del LiceoBagatta, che per il terzo anno consecutivo ha dimostrato quanto questa Redazione sia capace di fare. Le undici puntate della terza stagione sono a disposizione per l’ascolto – e se volete per il download gratuito – nel blog, dove potete anche leggere gli articoli scritti dai ragazzi e seguire le tracce della nostra avventura che ha riservato davvero molte sorprese e momenti indimenticabili. Non serve aggiungere altro, già vi ho parlato di loro e della nostra presenza a EXPO Milano 2015 (ricordate?).

Ok, vi sembra abbastanza? Ebbene, non è ancora finita!

Nel prossimo post vi racconterò di un altro progetto, di un’altra Visione dove la Bellezza la fa da padrona.

A presto, Folks!

b-

 

 

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Sono trascorsi soltanto sei mesi…


… dal mio ultimo post!

Non ho parole, davvero. Forse non ve ne siete accorti neppure voi (del mio silenzio, intendo), ma vi assicuro che io non l’ho vissuto affatto come silenzio-assenza-vuoto. La mia vita, da gennaio a ora, è stata piuttosto rumorosa-indaffarata-piena. Giuro.

Non ho tenuto aggiornato questo blog perché non ci stava dentro nell’arco delle 24h, non per pigrizia o per noncuranza. Giuro.

Affinché sia evidente il mio essere altrove per farefarefare, credo sia giusto darvi un breve riassunto. Ogni anno in questo periodo lo faccio, mi è indispensabile perché qui posso fare ordine, posso rendermi conto che questa stanchezza ha una giustificazione e anche perché è bello condividere con voi il frutto del mio lavoro. Che non è solo il MIO lavoro, ma solitamente è il lavoro di un team capitanato da me (solo perché qualcuno la responsabilità se la deve pur prendere).

Inizierei con un programma webradio-fonico (termine inventato ora, da me medesima) iniziato l’anno scorso e terminato a fine aprile. Programma legato al cartellone degli spettacoli di teatro comico del Teatro Centrolucia di Botticino (Brescia), dove ho potuto intervistare Michele Foresta (il Mago Forest), Paolo Cevoli, Leonardo Manera, Natalino Balasso, Sergio Sgrilli, Cristiano Militello.

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L’esperimento è stato possibile grazie a Federico Stefanelli, direttore artistico del Centrolucia, e alla collaborazione di tutto lo staff del teatro che è stato un supporto fondamentale affinché il mio lavoro si potesse concretizzare.

Ogni puntata è dedicata a uno spettacolo e a un artista; ogni puntata è stata per me l’occasione di toccare con mano il dietro-le-quinte del Centrlucia per testimoniare il mio vissuto, da spettatrice e da addetta ai lavori. Scoprire l’artista che vive dietro al personaggio è stato emozionante, lo confesso. Scoprire quello che è stato il lavoro e la ricerca di ognuno di loro per arrivare al risultato offerto al pubblico è stato rassicurante. La loro preparazione, l’abnegazione, la loro visione è stata per me fonte di ispirazione e sorpresa.

BackStageComedy è ospite della web-zine StandOut (con cui collaboro), ma vi riporto qui sotto ogni puntata così se ne avete voglia potete ascoltarle e scoprire, passo dopo passo, la bellezza di questa mia avventura vissuta con il batticuore.

Sono storie, qui a NEVERLANDstorie si parla di questo, giusto? Buon ascolto, Folks!

 

BACKSTAGECOMEDY_logo

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Spero vi sia piaciuta questa rassegna di storie e di voci, spero che abbiate l’opportunità di andarli ad applaudire dal vivo questi artisti. Per quanto riguarda me, posso solo aggiungere che è stata un’avventura indimenticabile e che… potrebbe non essere finita qui.

Tra qualche giorno ci sarà un altro post, dove vi racconterò un altro pezzetto del mio farefarefare, spero di ritrovarvi tutti qui, Folks!

A presto,

b-

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Buon Natale!


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Il magico Natale

(Gianni Rodari)

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

🙂

ERRI DE LUCA: LA PAROLA LIBERA VINCE.


Lo Scrittore Erri De Luca (foto dal web)

Lo Scrittore Erri De Luca (foto dal web)

 

La notizia è che Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di istigazione al sabotaggio perché il fatto non sussiste. Un anno per sancire l’ovvio. C’è sollievo e gioia nell’aria oggi, per chi crede fortemente nella parola libera come diritto inalienabile dell’Essere Umano. Scrittori non si diventa, io credo, si nasce. Si può imparare a scrivere e diventare quasi bravi, ma essere Scrittori quella è un’altra cosa. Erri De Luca nasce Scrittore e, in quanto tale, è luce indispensabile per noi che stiamo imparando a scrivere un po’ meglio per diventare quasi bravi. Vi lascio qui sotto la sua dichiarazione di oggi in aula. Provo immensa gratitudine per il buon fine di questa vicenda grottesca, alla prossima Folks!

Dichiarazione Erri De Luca_tribunale 19-10-2015

QUESTIONE DI GUSTI


buongusto

[foto trovata sul web]

Ohi, Folks!

Rieccomi qui a scrivere, sperando di riuscire ad arrivare fino a voi, ovunque voi siate. Stamattina ho aperto come al solito la mia posta elettronica e, come al solito, ho fatto un salto su Amazon perché la newsletter mi ricorda ogni giorno che ci potrebbero essere dei libri, che rientrano nel criterio dei miei gusti personali, in offerta. Ogni tanto ci azzecca, darci un’occhiata è diventata un’abitudine carina. Come se ti chiedessero di guardare dentro una scatola e tu ti aspettassi di trovare un tesoro. Potrebbe non esserci, ma non resisti e ci metti le mani. Sul fatto che Amazon sia il diavolo non si discute più, sono queste abitudini carine che ti fottono. Amen.

Ve l’ho raccontato perché proprio dalla pagina delle offerte giornaliere di Amazon è partita la mia riflessione: questione di gusti. Ma che cosa significa realmente “GUSTO“?

Penso sia una parola notevole, non trovate? Il nostro gusto personale ci rende persone uniche e irripetibili. Quello che a noi piace, è di nostro gusto, o quello che a noi non piace, non è di nostro gusto, ci fa fare miliardi di scelte ogni giorno e determina il buono o il cattivo andamento della nostra esistenza terrestre (paura!).

Ebbene, se ci facessimo più caso, secondo me, le cose andrebbero meglio. Questa riflessione mi si è scatenata grazie alla lista di libri di Amazon comparsa in homepage oggi, quei titoli mi hanno scatenato… la nausea. Ve li riporto qui sotto:

  • Come miele e neve.
  • Come sabbia nelle mutande.
  • Sei tu il mio cielo.
  • La voce del sentimento.
  • Sei tutto quello che non volevo.
  • Amami.

Mi fermo qui perché andare oltre sarebbe di cattivo gusto, ho già abusato abbastanza della vostra pazienza, temo. Come state? Un respiro profondo e un bicchiere d’acqua possono aiutare, dai. Va meglio? Ok, allora io procedo.

Credo che il buongusto sia la vera vittima di questi ultimi anni, in ogni campo. Credo che la scelta del titolo di una storia sia una cosa complicata, anzi complicatissima e delicata, ma a nessuno frega niente, soprattutto agli editori (ridicoli) e agli autori (deplorevoli). Credo che un libro che abbia un titolo disgustoso contenga una storia disgustosa e qui penso che la possibilità di sbagliarmi si riduca al 2%. Credo anche che le storie disgustose siano il 90% delle pubblicazioni contemporanee.

Ovviamente, cercare cercare cercare cercare cercare e cercare quel 10% di storie che sono di mio gusto è parte del mio voler stare bene.

Considerando che ognuno di noi è convinto di essere dotato di buongusto, la questione del “ristabiliamo un minimo di decenza al buongusto comune” è utopia pura. Eppure, il buongusto non è qualcosa che impari, ma qualcosa che hai dentro, a mio parere. Avete presente “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsig  (potete leggere un estratto qui)e tutta la riflessione filosofica sulla questione “Qualità”? Ecco, credo siano strettamente legati questi due concetti: Buongusto e Qualità.

Rifletteteci anche voi per un istante o per tutta la vita, perché ne varrebbe la pena.

Non voglio tediarvi oltre, ma vorrei lasciarvi qualcosa che va oltre, molto oltre a tutto ciò che i leggeri cazzonari della scrittura potrebbero mai concepire. Si tratta di una poesia (oggi tutti scrivono poesie e si leggono cose abominevoli, che la nausea è solo l’inizio) di un Maestro della scrittura. Se voi, ascoltando la sua voce e facendovi entrare dentro quelle parole, sentirete il vostro uccello blu cantarvi dentro, allora vi consiglio di seguire quel canto e di farvi guidare da lui perché è da lui che capirete cos’è la Qualità e il Buongusto nell’Arte della Scrittura.

E non c’è altro.

b-

 

UFFICIALMENTE – Si aprano le danze!


Ohi Folks!

Vi ricordate che vi avevo anticipato qualcosa riguardo la pagina facebook NEVERLANDstorie? Ebbene, sta per partire una sfida interessante per tutti coloro che amano scrivere.

Ascoltatevi questa intro-spiegazione qui sotto e andate a cliccare like/mi piace sulla suddetta pagina.

Poi sgranchitevi le dita e lunedì 21 settembre buttatevi a capofitto nell’avventura!

Io vi aspetto qui (e di là su facebook, ovviamente)

😉


 

Ohi Folks!

Il video che vi propongo oggi per me è fonte inesauribile di incanto. Fin da piccola tenere una penna in mano è stata una gioia e una scoperta, la ricerca del tratto sottile o di quello più grosso, dei colori e delle tinte diverse (blu scuro o blu chiaro non era la stessa cosa, eh!) e di conseguenza anche della carta sulla quale scrivere, è stata la mia fissa costante. Pure adesso non scrivo con una penna che non mi piace, è più forte di me. E poi ogni quaderno che uso (per ogni uso che ne devo fare le caratteristiche cambiano, ovvio) è scelto con discernimento, dando la priorità assoluta alla bellezza.

Sì: il tratto per intitolare il nuovo quaderno deve essere bello, la grafia ricercata e perfetta, pure i dati anagrafici (indispensabili per far capire a tutti che è proprietà privata) devono essere curati. Belli.

No: non riuscirò mai e poi mai a eguagliare la Maestria di Seb Lester, e per questo ammirarlo è fonte di eterna gioia.

“Ooooh, che bravo! Oooooh, che invidia! Ooooh, voglio anch’io provare quella penna/pennarello/matita!”.

E ora che ho concluso la mia confessione aspetto il vostro “Oooooh *****!”

Se volete leggervi un’intervista interessantissima a Master Seb Lester questo è il link al sito booooooom.com

A presto, Folks!

b-

[clicca sull'immagine per andare alla pagina facebook]

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PS: vi siete ricordati di cliccare like/mi piace sulla pagina facebook di NEVERLANDstorie? No? Sbrigatevi che tra qualche giorno troverete pane per i vostri denti scrittori 😉 fidatevi!

 

PERSONAGGI FEMMINILI – da Piccole Donne a Twilight – GASP!


"Piccole donne" di Louisa May Alcott

“Piccole donne” di Louisa May Alcott

Ohi Folks!

Il titolo di questo post può risultare fuorviante, lo so, ma se mi date modo di sviluppare le mie argomentazioni capirete che non si tratta di un proclama femminista, ma una reale predisposizione a usare il lanciafiamme contro lo scempio pseudo-letterario dei tempi odierni. Perché bruciare tutto? Perché far pulizia non è mai una cattiva idea.

Mi concentrerò al momento sulla figura femminile nei romanzi dedicati agli adolescenti, appunto da “Piccole donne” a “Twilight”, perché mi trovo piuttosto spiazzata da quanto ho appreso in questo ultimo periodo di contatto ravvicinato con il mondo degli adolescenti e vorrei condividere tutto questo con voi. Suppongo voi non solo siate lettori, ma anche scrittori o aspiranti tali, pertanto il discorso potrebbe interessarvi e potrebbe farvi riflettere. Questa la mia ambizione, perdonatemi se potete.

Ma… prima: PUBBLICITA’ PROGRESSO!

Ho aperto la pagina facebook di NEVERLANDstorie perché spesso mi trovo in giro e magari capita che vorrei postare qualcosa di veloce, ma non sempre wordpress.com mi è agevole, e facebook raramente s’inceppa (ora che l’ho detto me la sono tirata addosso, lo so). Se cliccate like/mi piace sulla suddetta pagina riceverete un po’ di stimoli creativi da parte mia. Prossimamente ricominceranno i laboratori di narrazione e ho ideato un paio di sfide piuttosto stuzzicanti da lanciare a tutti voi, secondo me sono irresistibili. Siete avvertiti, Folks! 😉

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Ottimo, sono pronta per la mia filippica!

Quand’ero ragazzina “Piccole donne” era IL LIBRO. La storia di Meg, Jo, Beth e Amy era il mio accompagnamento quotidiano; leggevo e rileggevo e rileggevo ancora quelle pagine (anche “Piccole donne crescono”, ovviamente) prendendo tutto per vero. Louisa May Alcott  era per me la santa donna che aveva deciso di riportare la sua vita in un libro, per questo le ero grata, perché pensavo che solo così si potesse scrivere: con la verità dell’esperienza vissuta. Tutto ciò che era vero meritava di essere raccontato perché poteva essere utile a qualcuno, se non altro. Questo pensavo. Riconoscevo l’importanza dell’invenzione e dell’immaginazione, certo, ma non pensavo che la fantasia fosse la parte più importante di una storia. Forse perché nella mia famiglia si andava sempre al concreto, la fantasia fine a se stessa era considerata una perdita di tempo. Ero una ribelle, ovvio, la mia fantasia lavorava di brutto, ma questa questione della concretezza era la mia parte vigile, silente e segreta. Al tempo nessuno ci contava granché,  sulla mia concretezza intendo, mi davano per persa, una con la testa sempre per aria, ma con gli anni è uscita allo scoperto. Una storia che vive solo nella mia testa è una storia inutile. Una storia che sono stata capace di tradurre e riportare sulla pagina mi rende orgogliosa di me stessa anche se nessuno la leggerà mai. La frustrazione del foglio bianco non la contemplo neppure. Sono fatta così.

Ritornando a “Piccole donne”, la cosa che mi divertiva enormemente era il poter scegliere che parte tenere assecondando il mio umore; la Alcott mi stava offrendo quattro profili femminili ben delineati che andavano a solleticare ogni parte di me. Sì, perché l’animo umano è sfacettato e le sfumature (ben più di cinquanta!) sono un nostro diritto! Mi spiego meglio: Meg era la donnina responsabile (non proprio un’aquila, ma abbastanza intelligente da restare in piedi con dignità), Jo era la ribelle, la scrittrice!, la guerriera (molto molto intelligente, testarda, non proprio bella, ma con un fascino tutto suo), Beth era l’artista delicata, la sensibile, la libellula (malaticcia e pesantuccia, ma senza cattiveria), Amy era la bella ochetta che poco si preoccupava del resto del mondo (un po’ troppo amycentrica, vero, ma a volte lo siamo tutte) e soprattutto bravissima nel far girare come un pollo il suo amato del momento (dote invidiabile).

Capito cosa intendo? Io stavo diventando grande, sognavo di diventare grande, sognavo di essere Wonder Woman… ma prima ancora di conoscere Diana Prince/Linda Carter ho conosciuto le sorelle March e questo mi ha creato un campo di volo decisamente attrezzato.

Wonder Woman alias Diana Spence (interpretata da Linda Carter)

Wonder Woman alias Diana Prince (interpretata da Linda Carter)

Avessi incontrato Diana Prince a quella tenera età mi sarei messa l’animo in pace e mai avrei pensato di poter diventare ciò che volevo, il confronto mi avrebbe spezzato. Avendo incontrato le March le possibilità mi sorridevano: potevo imparare da Meg a essere saggia, da Jo a essere indomabile e sognatrice, da Beth a essere disciplinata e dedicata all’arte, da Amy a essere ammiccante e civettuola. A seconda di come girava la giornata, potevo fare il mio transfer in una di loro e stavo bene (ammetto che anche la morte di Beth giocava un bel ruolo nei miei giorni drammatici).

Potente, vero?

Attenzione: ad un certo punto, la mia fantasia prese il sopravvento e iniziai a fare il copia/incolla con le caratteristiche delle sorelle March. In un battibaleno ero diventata Wonder Woman! Ovviamente, non c’ero arrivata al costumino imbottito e sgambatissimo (per l’epoca), alla cintura dorata e la fascia stellata in testa, e non giravo come una trottola per la trasformazione, ma ero comunque un prodotto da laboratorio. Una Frankenstein in miniatura, ben lungi dal sentirsi un mostro (lo ero) e pronta a conquistare il mondo (no, non lo ero). A quindici anni ero soltanto un impiastro, un’adolescente insopportabile, giuro [smettetela di scuotere la testa come a dire “lo sappiamo”, grazie], ma con una notevole personalità pseudo-romanzesca.

Vi sto parlando di me, non soltanto perché nel tempo ho mantenuto la visione barbaracentrica dell’Universo (è il copia/incolla da Amy March), ma per farvi arrivare al punto della questione: un romanzo di formazione (si chiama così per un buon motivo) può essere talmente importante da riuscire ad innalzare la tua esistenza adulta fino all’estasi o inabissarla per sempre nel fondo dell’oceano delle miserie umane.

A tal proposito passiamo a “Twilight” (il romanzo di Stephenie Meyer): l’ho scaricato (versione kindle a 2,99 Euro, lo ammetto) perché quando lavoro con le adolescenti appassionate di scrittura devo per forza avere degli appigli per capire quanto quello che scrivono sia farina del loro sacco e quanto  ispirazione esagerata. Vi confesso che l’ho letto tutto d’un tiro e che non mi è dispiaciuto. O meglio: alla Barbara adolescente che ancora vive in me non è dispiaciuto. La storia tra Bella e Edward è assurda e strampalata, ok, ma son stata lì a vedere cosa sarebbe accaduto fino all’ultima pagina (è già tanto). Arrivando al punto finale, però, ho comunque pensato: che stronzata (senza punto esclamativo, non ero infastidita). Mi sono fermata a riflettere sul perché la definivo una stronzata, e chi lo stava pensando: l’editor? La scrittrice? La lettrice? La donna (ahimé! – Sì, con il punto esclamativo-) adulta? Era importante arrivare alla verità, non ci avrei dormito la notte. Eh!

Il cast della saga di "Twilight" [molto più conosciuta del romanzo]

Il cast della saga di “Twilight – the movie” [molto più conosciuta del romanzo]

Dopo giorni d’insonnia sono arrivata a questa conclusione: tutte loro. Sì, all’unanimità: una stronzata. Perché?

Come editor perché non succede un tubo fino a oltre metà libro, questo grazie a Bella che è un pesce lesso (fondamentalmente), anche se non è così evidente lo è. Come scrittrice perché le dinamiche del personaggio femminile principale, Bella, sono appiattite in modo frustrante e va da sé che le belle idee per movimentare la vita intellettiva/emotiva/fisica della tipa vengono a cadere se non ci sono appigli per lavorarci. Come lettrice perché Bella la volevo un po’ più simile a Jo e meno a un clown imbranato, un po’ più interessante di un carciofo, più intrigante di un phon, almeno avrei capito perché il Vampiro più bello di tutti i tempi si innamora proprio di lei. Ok, va bene che ogni adolescente si sente un brutto rospo, ma che si senta così è un conto, che lo sia veramente è un altro! Intendo dire che non mi rincuora il fatto che sei un brutto rospo come me, Bella, tu dovresti essermi d’ispirazione e non essere la mia copia!

Perché? Come perché? COME PERCHE’?!!!

Perché ogni adolescente ha bisogno di un modello a cui guardare! E se in televisione mi fanno vedere le mossettine delle Veline, le isterie delle fotomodelle affamate con la puzza sotto il naso, la mortificazione della dignità umana tatuata sulle pseudo-talentuose di Amici ecc. ecc. allora in un cavolo di romanzo di formazione io PRETENDO di trovarci un personaggio femminile mio coetaneo capace di fare il culo a tutti! Giusto perché c’è stata la rivoluzione femminile, giusto perché sono passati alcuni secoli dal rogo delle streghe e giusto perché le ragazze di oggi non sanno che guardare a se stesse in modo mortificante le porterà a essere sempre mortificate; anche se il più bel Vampiro del mondo sbarella per te e ti vuole convincere che sei fighissima, tu continuerai a pensare che non lo sei e vivrai tristemente la tua esistenza sperando di non sentire più niente. Di essere morta. Di essere un Vampiro. Questo è il triste transfer che le adolescenti fanno oggi.  Vi rendete conto?

Mentre leggevo, inoltre, mi infastidiva un pensiero: Bella assomiglia in modo impressionante a quella mentecatta di Anastasia, la protagonista delle cinquanta-fottute-sfumature. Vado sul web e trovo questo [da wikipedia]:

La trilogia di Cinquanta sfumature viene inizialmente sviluppata come una serie di fan fiction di Twilight, intitolata originariamente Master of the Universe, e pubblicata a episodi su siti dedicati, sotto lo pseudonimo di “Snowqueen’s Icedragon”. Nello scritto compaiono personaggi tratti dai libri di Stephenie Meyer (Edward Cullen e Bella Swan).

Dopo commenti concernenti l’esplicita natura sessuale del materiale, la James rimuove la storia dai siti di fan fiction e la pubblica sul proprio sito, FiftyShades.com. In seguito riscrive Master of the Universe da capo, rinominando i protagonisti Christian Grey e Anastasia Steele, rimuovendolo dal sito prima di darlo alle stampe.

Bingo!

Tirando le somme: cresciamo ragazzine che si pensano eroine Bella-style e le trasportiamo direttamente da un vampiro ad un pervertito (per carità, bello da morire, ricco da morire, tormentato da morire, ma pur sempre un triste esserino spaventato e non certo un Uomo) che le lega e le frusta.

Ora: ma non sarebbe il caso di riprenderci un po’ di dignità, ragazze/donne?

E soprattutto: perché diavolo pensate che un vampiro o un ometto ossessionato coi giochetti siano gli ideali d’amore a cui aspirare?

Lettori (uomini) di questo blog, ora mi rivolgo a voi: perché non vi impegnate a sondare meglio l’animo femminile per costruire dei magistrali personaggi capaci di salvare l’immaginazione di tutte queste donne confuse? Guardate che lo fareste principalmente per voi, sareste voi a risollevare le sorti del genere umano, vi rendete conto?

Ho finito. Rilassatevi, non tornerò più su questo argomento, nel prossimo post m’inventerò qualcosa di meno impegnativo.

Ci sentiamo presto, Folks 🙂 promesso!

b-

 

 

In viaggio con William Least Heat-Moon


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[cliccate sulla foto]

Ohi Folks!
Mi sono presa un po’ di tempo per poter scrivere qualcosa di interessante e ora eccomi qui pronta per concretizzare il mio proposito.
Leggo parecchio, per piacere, certo, ma per mestiere soprattutto e ogni tanto mi domando: quanto piacere c’è nel mio leggere ora che lo faccio per mestiere?

Ebbene: il piacere viene e va. A ondate.

Dipende molto da quello che sto leggendo e le mie scelte di lettura negli ultimi anni si sono fatte via via più impegnative.
Mi è difficile trovare un libro capace di farmi viaggiare libera e sciolta ormai, ma grazie al cielo ancora succede e proprio di uno di questi vi voglio parlare: “Nikawa. Diario di bordo di una navigazione attraverso l’America” di William Least Heat-Moon (Einaudi Stile Libero).

William Least Heat-Moon mi aveva già conquistata con “Prateria. Una mappa in profondità (Einaudi, 1994) e aveva confermato la sua posizione nel mio cuore di lettrice con “Strade blu. Un viaggio dentro l’America” (Einaudi, 1988), li ho letti in quest’ordine, pertanto mi sono avvicinata a “Nikawa. Diario di bordo di una navigazione attraverso l’America” (Einaudi, 2000) con forte aspettativa e un certo timore di ricevere una delusione. Voi mi capite, vero?

Ero pronta per partire, per tuffarmi nelle 551 pagine, font 10, con in quarta di copertina queste righe:

“Il fiume leviga il mondo, stacca le cose solide e le trascina via. Per lui i nostri giorni non sono altro che polline di pioppo. Alla gente importa essere in gamba, avere talento. Al fiume basta la continuità”.

In breve, il viaggio coast to coast di William Least Heat-Moon si è concretizzato seguendo la via d’acqua con una C-Dory (piccola barca da pesca) battezzata Nikawa (che significa “cavallina di fiume“). Da New York all’Oregon, cavalcando Hudson-Erie Canal-Allegheny-Ohio-Mississippi-Missouri-Salmon River-Snake River-Columbia River, fino all’Oceano Pacifico.
Una cosa da pazzi, vero? Eppure, pagina dopo pagina, mi sono convinta che sarebbe stato da pazzi non farlo.

In questo luglio insopportabilmente torrido e umidiccio sono partita con il Nikawa e mi sono ingarbugliata per bene, tappa dopo tappa, facendo fatica a chiudere il libro quando gli occhi mi imploravano di lasciarli riposare.


Non mi succedeva da molto molto tempo, ecco perché sono qui a scrivere questo post con il mio spassionato consiglio di lettura estivo.

Lasciate da parte i morti e i serial killers, lasciate stare il finto sesso e il finto romanticismo, lasciate stare tutto. Partite con il Nikawa e godetevi il viaggio. Non ci saranno colpi di scena da infarto, non ci saranno risposte ai grandi quesiti della vita, non ci sarà sangue, né sesso e neppure rock’n’roll, ma ci sarà acqua (tanta o poca, non sempre buona, sempre imprevedibile e sovrana) e pezzettini d’America che vi verranno incontro. Capirete un po’ di più e i vostri occhi vedranno quel verde e quel rosso, quell’azzurro e quel nero, quel marrone e quel bianco che possono essere dolci o amari a seconda dell’umore (vostro e del tempo).

Partite e lasciatevi a casa tutto. Andate e basta. Vi assicuro che quando il viaggio finirà (a pagina 551) vi sentirete un po’ diversi, un po’ pazzi, un po’ innamorati della vita. Qualsiasi vita voi abbiate.

PS: ho lasciato tra le pagine nove segnalibri. Non aggiungo altro.

b-

NEVERLAND… dove le Storie si realizzano! – Parte Seconda –


Fila a sn: Sofia Mendini, Lorenzo Seneci, Filippo Barba, Barbara Favaro, Giovanni Boscaini. Fila ds: Silvia Pagliuca, Martina, Sara Smith, Chiara Robazzi, Andrea Pianalto.

Fila a sn: Sofia Mendini, Lorenzo Seneci, Filippo Barba, Barbara Favaro, Giovanni Boscaini. Fila ds: Silvia Pagliuca, Martina, Sara Smith, Chiara Robazzi, Andrea Pianalto.

Ohi Folks!

Eccomi a raccontarvi la grande impresa che ha impegnato la Redazione di InsideOut-il podcast del Liceo Bagatta in questi mesi: la presentazione del progetto per il Vivaio Scuole del Padiglione Italia ad EXPO MILANO 2015.

Andiamo per ordine: il podcast ha due anni di vita, circa 800 ascolti a puntata, venti ragazzi in redazione. Abbiamo all’attivo interviste di tutto rispetto (e ce n’è per tutti i gusti, se non ci credete andate ad ascoltarvi le puntate sul blog http://insideoutpodcast.wordpress.com ), ogni puntata riserva belle sorprese e, soprattutto, la qualità del lavoro di questi ragazzi sta migliorando di mese in mese.

Avevamo in programma di creare una puntata speciale dedicata a EXPO MILANO 2015, non per celebrare l’evento, ma per studiarlo, per capire meglio che cosa sarebbe stato e cosa dovevamo aspettarci. Il lavoro di sezionamento e analisi è stato rigoroso, ogni redattore ha fatto la sua parte, ogni tessera del puzzle doveva incastrarsi perfettamente. Un’ora di puntata speciale, però, non bastava. I ragazzi hanno voluto creare anche un manifesto per dichiarare apertamente il loro pensiero riguardo il tema dell’esposizione: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA.

Non è stato affatto facile mantenere lucidità e senso critico nel marasma di notizie contrastanti a disposizione sui vari media, ma dopo un iniziale stordimento le idee si sono fatte più chiare e la visione si è resa autonoma e quanto mai concreta.

La presentazione, avvenuta domenica 7 giugno, è stata un successo (no, non era affatto scontato) e ci è stato chiesto di inserire il videomanifesto nella programmazione giornaliera del Vivaio Scuole fino alla fine dell’esposizione, questo per premiare  l’originalità e la sostanza del lavoro che dava ragione al motivo per il quale InsideOut era stato invitato, ovvero: come eccellenza nelle scuole.

Prima di guardarvi il video, per i più pigri lo inserisco anche qui ma lo potete trovare nella puntata Speciale EXPO MILANO 2015 (cliccateci sopra), voglio aggiungere una cosa: lavorare con questi ragazzi mi ha fatto ripristinare quel sano sentimento di fiducia nel genere umano che temevo di aver perso (considerato tutto quello che nel mondo succede, anche qui vicino a noi).

Sono orgogliosa di essere parte di una Redazione come questa, orgogliosa di presentarveli qui:

 

A presto, Folks!

b-

 

NEVERLAND… dove le Storie si realizzano! – Parte Prima –


Da sn a ds (sia in piedi che seduti) gli Slaffiani: Alessandro, Simone, Alberto, Arianna, Lorenzo, Barbara, Claudia, Federica, Asia, Alessia e Arianna.

Da sn a ds (sia in piedi che seduti) gli Slaffiani: Alessandro, Simone, Alberto, Arianna, Lorenzo, Barbara, Claudia, Federica, Asia, Alessia e Arianna.

 

Ohi, Folks!

Lo so, lo so, scrivo poco sul blog… Perdonatemi.  No, non così sulla parola, vi voglio parlare di quello che ho vissuto mentre qui latitavo e, in questo modo, sono sicura che la condivisione vi dimostrerà la mia buona fede.

Iniziamo dal fatto che è giugno, anzi, fine giugno. Significa che i progetti nelle scuole si sono conclusi e che, ora, posso finalmente parlarvene e farvi vedere i risultati. Sì, perché queste due storie che vi sto per raccontare sono quelle più eclatanti, soprattutto per le ambizioni dichiarate e i risultati ottenuti.

Partiamo, in questa prima parte del post, con il laboratorio nella Scuola Media di Agnosine, ovvero con la III F. Ho lavorato con la Professoressa Claudia Benaglia negli ultimi cinque anni realizzando davvero delle piccole opere d’arte con i suoi ragazzi, è stato per me un dono del cielo incontrare Claudia perché senza di lei non avrei mai avuto la possibilità di dimostrare ai ragazzi e alle loro famiglie quanto raccontare bene una storia sia importante. Claudia mi ha creduto senza mai dubitare e, anno dopo anno, abbiamo potuto toccare con mano le conseguenze benefiche del nostro lavoro su ogni singolo studente.

Quest’anno, però, la sfida era tosta, cioé: ideare, strutturare, realizzare una storia che parlasse di un luogo fantastico, anzi… fantascientifico. Un omaggio a Samantha Cristoforetti che se ne stava lassù tra le stelle a osservarci e a sperimentare e un omaggio a Robin Williams che se ne era volato anche lui lassù in cielo, ma per sempre, lasciandoci tante buone storie su cui riflettere e sognare.

E’ nata così la Costellazione di S.L.A.F. e sulla costellazione ci siamo rimasti per sei mesi (e anche un po’ di più). Abbiamo lavorato sodo inventandoci un ecosistema unico, lontano dalle regole terrestri. Ci siamo messi nei panni di questi alieni saggi e pacifici, pieni di brio e di gioia, per guardare meglio i Terrestri. Quando eravamo sicuri che quel mondo potesse funzionare, abbiamo sposato il punto di vista Slaffiano per dare un’occhiata agli Esseri Umani che sulla Terra lottano e fanno i matti. Li abbiamo osservati bene, analizzati bene, criticati per bene soprattutto.  Questo video è soltanto un riassunto, un modo per presentare alle famiglie il lavoro dei ragazzi su ogni singolo dettaglio della storia che abbiamo deciso di raccontare. Esiste un Dossier Slaffiano che rende conto della situazione sulla Costellazione di S.L.A.F. (acronimo ricavato dai nomi di battesimo dei ragazzi – li potrete vedere tutti negli ultimi dieci secondi del video).

Creare tutto questo è stato non solo impegnativo e divertente, ma anche incredibilmente denso di sentimenti contrastanti. Ogni ragazzo ha saputo offrire la sua visione personale sull’argomento scelto: la musica, lo sport, la comunicazione, la tecnologia, la biologia, l’ecologia, l’etica, i sentimenti. Il Popolo Slaffiano è diventato giorno dopo giorno sempre più reale, sempre più vivo, sempre un po’ più vicino ai loro desideri, ai loro sogni, alle loro speranze. Mentre costruivamo una costellazione speciale dove tutto funzionava meglio rispetto al Pianeta Terra, scoprivamo (la professoressa ed io) un pezzettino del cuore di questi piccoli uomini e piccole donne con cui ho avuto la possibilità di lavorare, fianco a fianco, per tre anni. Ho chiesto loro di poter condividere tutto questo con un pubblico virtuale,  sul mio blog e anche su YouTube, e loro mi hanno risposto euforici: “Ci mancherebbe! Fai pure, Barbara!!!”. Quindi, con orgoglio, vi presento la III F e la Costellazione di S.L.A.F..

Buona visione!

 

Cosa può succedere su NEVERLAND dove vivono le Storie?


VOLANTINO PRESENTAZIONE 9 GIUGNO

***

Può succedere che cercando, scavando, sudando, piangendo e ridendo… a un tratto si realizza il sogno. I racconti del Circolo Scrittori Instabili sono stati raccolti in un volume (non tutti, una parte soltanto) e pubblicati da un editore, la  Lubrina Editore, che ha saputo cogliere l’originalità del progetto e ha voluto credere nella contaminazione delle Arti almeno quanto noi. Se volete saperne un po’ di più andate sul blog (cliccando lì sopra), ma siate certi che sfogliare il libro accompagnati dalle impronte dell’artista Silva Cavalli Felci è davvero uno spettacolo!

Se volete brindare con noi vi aspettiamo alla presentazione in Casa Cultura, se siete troppo lontani credo riusciremo a fare un video della serata, ci stiamo organizzando.

A presto Folks!

b-

IL CORPO E LA PAROLA – lezione speciale con ALESSANDRO CHIAF


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Alessandro Chiaf

 

Ohi, Folks!

Come al solito mi devo scusare per il troppo tempo trascorso dall’ultimo post, ma come scoprirete nei prossimi giorni è un periodo frenetico perché si stanno concludendo progetti, laboratori, percorsi e uno dopo l’altro riuscirò ad illustrarveli qui (che vi piaccia o no), abbiate fede.

Oggi mi voglio concentrare sull’incontro speciale del mese di aprile che ha coinvolto il gruppo di Scrittori Instabili di NEVERLAND dove vivono le Storie, in Casa Cultura a Soiano del Lago. Ebbene, l’argomento mi stava particolarmente a cuore, perché la questione “dialogo” all’interno di un racconto è sempre roba da maneggiare con cautela. Ho pertanto chiesto aiuto ad Alessandro Chiaf (attore, editor e insegnante di teatro) affinché buoni consigli fossero elargiti ai presenti con cognizione di causa.

Manco a dirlo, ha funzionato!

Alessandro è riuscito a centrare l’obiettivo rendendo la lezione coinvolgente e, soprattutto, utile. Utile per accrescere  la consapevolezza nel caratterizzare ogni personaggio in modo da renderlo riconoscibile e comprensibile senza bisogno di sottotitoli, evitando fraintendimenti, restando aderenti all’immagine da noi stessi creata, riconducendo il tutto a una solida e coerente verosimiglianza.

In poche parole: ogni personaggio ha un corpo. Un corpo che accompagna la voce. Un corpo che a volte aiuta, altre volte intralcia. Un corpo che si muove, si piega, si attorciglia, si contrae, si stende, si tende, si rilassa, si riposa. Un corpo che urla, che piange, che ride, che sente. Un corpo che aiuta o si fa aiutare. Un corpo che si chiude o che si apre. Insomma, esattamente come il nostro corpo è imprescindibile da noi (dalla nostra personalità e dalla nostra emotività) così deve essere per i nostri personaggi.

Tutto questo non per dirlo (un racconto didascalico risulta sempre piuttosto mortificante), ma per metterlo in scena pagina dopo pagina.

Grazie alla preparazione di Alessandro, alla sua incredibile capacità d’ascolto, alla sua carica d’energia, al suo spirito indomito, al suo carisma, alla sua intuizione, abbiamo potuto valutare meglio i punti deboli della nostra narrazione, le zone d’ombra dove ci si può smarrire (certo, perché no?), ma non per caso perché tutto ciò che mettiamo in scena inconsapevolmente fa di noi dei dilettanti, non dei veri scrittori.

Non posso che essere enormemente grata ad Alessandro per essersi messo a nostra disposizione, con tanta generosità e attenzione, augurandomi che questo sia soltanto l’inizio.

Alla prossima, Folks!

b-

 

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[Non è stato facile scegliere stralci di lezione per il collage, abbiate pazienza. è solo un estratto di pochi minuti]

 

 

 

 


(…) La risposta giusta – no – non era difficile da dare, eppure sono rimasto in silenzio e non ho risposto niente, e questo perché avrei dovuto spiegare come tutto quello che scriviamo c’entra naturalmente con cosa siamo, o siamo stati, ma per quanto mi riguarda non ho mai pensato che il mestiere di scrivere si possa risolvere nel confezionare in modo letterario gli affari propri, col penoso stratagemma di modificare i nomi e talvolta la sequenza dei fatti, quando invece il senso più giusto di quello che possiamo fare mi è sempre parso mettere una distanza magnifica che, prima prodotta dall’immaginazione poi colmata dal mestiere e dalla dedizione, ci porta in un altrove dove risultano mondi, prima inesistenti, in cui quanto c’è di intimamente nostro, inconfessabilmente nostro, torna ad esistere, ma a noi quasi ignoto, e toccato dalla grazia di forme delicatissime, come di fossili o di farfalle (…)

da “La Sposa giovane” di Alessandro Baricco

LA MUSICA E LA PAROLA – speciale NEVERLAND dove vivono le Storie


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Ohi Folks!

Vi dò notizie da NEVERLAND, dove le Storie vivono e crescono e si dilatano a dismisura… e va bene così.

Lunedì abbiamo ospitato un Artista speciale, uno di quelli che quando se ne va ti vien voglia di seguirlo perché vorresti che la lezione non finisse mai: Fabio Koryu Calabrò.

fkcEbbene: abbiamo parlato di ritmo, di melodia, di parole che a cantarle si rendono indimenticabili, di voce che anche quando parla alla fine canta…

Abbiamo scritto un testo, una canzone imperfetta perché ancora non ha musica, ma presto l’avrà…

Abbiamo ascoltato la voce di Fabio che raccontava e si inoltrava in dettagli che per noi erano nuovi anche se usati da millenni. Abbiamo viaggiato attraverso le corde di un ukulele, abbiamo cantato (no, non bene e con vergogna, ma ci siamo divertiti), abbiamo incontrato un mondo (che è Fabio) che non conoscevamo e che ora ci è amico.

Fabio Koryu Calabrò è prestigiatore di parole, di note, di immagini, di rimandi e di sogni. Ci ha fatto stupire e ci ha permesso di riflettere sulla magnifica lingua italian, che abbiamo a disposizione e che troppe volte diamo per scontata.

Insomma… eccovi un assaggio di quel che è stato:

 

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Presto vi darò notizie riguardo la canzone, ma per ora non posso che ringraziare a nome di tutti noi di NEVERLAND il Maestro Fabio Koryu Calabrò per la musica che ci ha donato. In note e in parole.

A presto Folks!

b-

 

 

 

 

LETTORE = RESPONSABILITA’


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Ohi, Folks!

Rieccomi a parlare di “responsabilità” e questa volta tocca a noi lettori. So che l’argomento è urticante, e che preferireste ignorare il tutto, ma la mia condizione attuale non mi permette di mollare.

Ovvero: mi sono messa in testa che l’argomento sia importante e che sia arrivato il momento di parlarne e lo faccio. Amen.

So che rischio di perdervi per strada, oh miei pazienti lettori, ma non scrivo mai quello che penso gli altri avrebbero piacere a leggere, è il mio limite, pertanto non posso che rassegnarmi e assecondare volentieri la mia indole autolesionista. Spero proviate un po’ di simpatia per questa mia debolezza.

[vabbé, ci ho provato]

Sarò breve, lo prometto.

Dunque: se io lettrice acquisto un libro che viene molto pubblicizzato perché penso che se lo dicono sarà pur vero che è il best-seller del momento, non posso lamentarmi di quello che andrò a leggere.

Se io lettrice acquisto un libro perché è piaciuto tanto a mia nonna che me lo ha consigliato e io e mia nonna non abbiamo affatto gli stessi gusti eppure ci casco, non posso lamentarmi di quello che andrò a leggere.

Se io lettrice acquisto un libro perché mi piace la copertina o il titolo e ignoro il contenuto, non posso lamentarmi di quello che andrò a leggere.

Se io lettrice acquisto un libro senza almeno aver letto la prima pagina di quel libro, non posso lamentarmi di quello che andrò a leggere.

Se io lettrice acquisto un libro di uno scrittore famoso, quotato, apprezzato da tutti, e se non mi piace penso di aver torto, sono una che ignora i suoi diritti di lettore (vedi sotto “Come un romanzo” di  Daniel Pennac)

E potrei continuare per giorni e giorni. La morale della storia è che un Lettore che si rispetti non si accontenta di quello che trova al bancone delle novità in una qualsiasi libreria. Va a cercarsi i libri con cura, li sceglie come se fossero preziosi brillanti che resteranno con Lui/Lei per sempre. E chi se ne fotte delle classifiche e chi se ne fotte delle vendite e chi se ne fotte di quello che pensa il critico letterario o il grande esperto o lo scrittore amico dell’autore. Un Lettore che si rispetta [che rispetta se stesso] usa la propria testa, il proprio gusto, il proprio estro per scegliere i libri che gli entreranno dentro e fosse anche il solo a pensare “questo libro è un capolavoro” non cambierebbe idea per nulla al mondo perché quel libro è diventato un pezzo imprescindibile della sua anima.

Se io lettrice non rispetto la mia anima e mi piego a leggere libri idioti, senza senso, senza gusto, senza alcuna traccia di maestria… allora non sono granché come lettrice. E non mi posso lamentare.

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“Diritti imprescrittibili del lettore” di Daniel Pennac (dal libro “Come un romanzo”).

1. Il diritto di non leggere.

Naturalmente, “non leggere” non significa “non leggere mai“, o non si sarebbe più lettori… ma una qualche pausa dovremo pur prendercela, no?

2. Il diritto di saltare le pagine.

È il libro che deve essere al servizio del lettore, non il contrario, perciò se il suddetto libro è noioso in alcuni punti, il lettore deve avere tutto il diritto di saltarli.

3. Il diritto di non finire il libro.

Proprio non capisco coloro che finiscono a ogni costo tutti i libri che iniziano: perché sprecare tempo a leggere un libro che non piace, quando potremmo impiegare lo stesso tempo a leggerne uno migliore?

4. Il diritto di rileggere.

Odio quelli che, vedendomi rileggere un libro, dicono: «Ma non l’hai già letto? Perché non ne leggi uno nuovo?» Lo so io perché non ne leggo uno nuovo, tranquillo.

5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.

Detesto anche coloro che criticano le scelte altrui, o che addirittura costringono a leggere un determinato libro. Ti va di leggere Guerra e Pace? Oppure Tre metri sopra il cielo? Ottimo, liberissimo di farlo.

6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa).

Assolutamente legittimo, oltre che liberatorio, scegliere di leggere un libro per estraniarsi dalla realtà, per vivere in un mondo migliore. In mancanza di meglio, un buon libro aiuta sempre.

7. Il diritto di leggere ovunque.

Questo è il diritto che reclamo di più, ma che spesso mi viene negato: cosa c’è di male nel leggere sulla corriera, in attesa all’ufficio postale o dal medico, sulla brandina mezza sfondata che sta in terrazzo, a testa in giù in posizione yoga oppure… lì-dove-so-io?

8. Il diritto di spizzicare.

Altro diritto indispensabile, ma che certe case editrici hanno pensato bene di rendere impossibile incartando i loro libri con la pellicola protettiva, in modo che non vi si possa sbirciare dentro prima di acquistare… Per fortuna, però, ci sono gli estratti scaricabili gratuitamente.

9. Il diritto di leggere ad alta voce.

Questo è più un dovere che un diritto: il diritto dovrebbe essere “avere sempre qualcuno disposto a leggere a voce alta”. In ogni caso, non c’è niente di meglio che leggere un libro a qualcun altro o sentirselo leggere… è magico, in una parola.

10. Il diritto di tacere.

Sante parole. Perché mai dovrebbero importare le famose “impressioni” su di un libro letto? Svelarle è come rompere l’intimità che si è creata tra libro e lettore, assolutamente da non fare.

 

Alla prossima Folks!

b-

 

EDITORIA = RESPONSABILITA’


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Ohi Folks, rieccomi qui!

Pronti per la seconda parte dedicata alla RESPONSABILITA’?

Come? Non immaginavate ci fosse un seguito? Ebbene, sorpresa!

Vorrei ora spostare l’attenzione sulla parte aziendale della pubblicazione, ovvero l’Editoria.

keep-calm-and-pay-attention-58Pubblicare ogni mese 10, 20 titoli, 30 titolo, 100 titoli, 1000 titoli è FOLLIA!

Magazzini pieni di pubblicazioni, distribuzione costante e ritorni di merce altrettanto costante.

Le vendite sono in calo. L’Editoria è in crisi. Io ne sono contenta.

Penso che se un Editore prendendosi le responsabilità del caso dicesse: per sei mesi nessuna nuova uscita. Leggetevi ciò che abbiamo pubblicato negli ultimi tre anni e noi per sei mesi sceglieremo con cura due nuove storie che pubblicheremo.

Due libri ogni sei mesi.

Cazzo, devono essere proprio belli! [Penserei io]

Se questi qui li hanno scelti leggendone mille e hanno deciso che solo questi due meritano di essere pubblicati… bé, io glieli compro. Mi fido.

Capito Editori?

Siete dei pazzi. Pensate che ci fidiamo ANCORA, nonostante tutto, di voi. Pensate che ancora non abbiamo capito che su 100 libri che pubblicate ogni sei mesi vale la pena leggerne uno. UNO.

Vi lamentate perché non leggiamo abbastanza per star dietro alle vostre pubblicazioni. Ma siete scemi?

Vi lamentate perché leggiamo poco… forse noi leggiamo e neppure così poco, ma non ci leggiamo tutto quello che ci propinate.

Bene, in tutta sincerità credo stiate sbagliando tattica. A livello aziendale i vostri calcoli possono essere anche precisi, ma il fattore buonsenso ve lo siete giocati da almeno cent’anni.

Troppi libri sul mercato.

Ripeto: TROPPI LIBRI SUL MERCATO.

Troppe case editrici sul mercato.

Ripeto: TROPPE CASE EDITRICI SUL MERCATO.

Troppi libri che fanno schifo.

TROPPI TROPPI TROPPI!

Piovono da tutte le parti, continuate a buttarci addosso dalle vetrine delle librerie e dagli scaffali del supermercato centinaia e centinaia di carta [fanculo l’ecosistema, giusto?] e spesso più che avvicinarti ti verrebbe voglia di usare il lanciafiamme.

E’ vostro compito proteggerci dallo schifo, non soffocarci con lo schifo!

Come osate lamentarvi? Ricominciate a fare il vostro mestiere per bene, ricominciate a usare il buonsenso e il BUONGUSTO, ricominciate ad AMARE quello che state facendo e vedrete come le cose gireranno meglio.

Perché pure voi provate nausea sul 50% delle vostre stesse pubblicazioni. Lo si sente. Apri il libro e senti chi ci ha lavorato e l’energia che ci ha messo. Si sente.

Allora, ricapitoliamo:

1. Vendite in ribasso

2. Pubblicazioni in aumento

3. Crisi

Alzi la mano chi è senza peccato che gli scaglio una bella pietra in fronte.

“Ma poi tutti i nostri dipendenti se ne dovrebbero andare a casa! Migliaia di famiglie sulla strada!”, si alzarono in coro gli Editori con in mano i bastoni per picchiare duro la petulante blogger.

“Bene”, rispose la blogger senza batter ciglio, ma dando buttando un’occhiata strategica all’uscita di sicurezza “rimarranno quelli che sanno davvero fare il proprio mestiere e che provano grande piacere nel farlo, magari potrete pagarli un po’ di più e trattarli un po’ meglio, diventerebbero il vostro tesoro, la vostra risorsa, la vostra strada per il successo”, e li guardò uno ad uno diventare verdi, decidendo di indietreggiare ma senza distogliere lo sguardo né dar loro le spalle.

Responsabilità, buonsenso, buongusto.

E smettetela di lamentarvi.

b-

 

 

AUTOPUBBLICAZIONE = RESPONSABILITA’


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Ohi Folks!

Di nuovo qui, di nuovo insieme… è passato molto tempo dall’ultimo post, lo so, ma ho avuto parecchio da fare. Un po’ per volta ve lo racconto, ammesso e non concesso che vi interessi, ma oggi voglio essere fastidiosa.

Enormemente fastidiosa. Proprio F-A-S-T-I-D-I-O-S-A.

Non fraintende, non velenosa, non incazzata, non spocchiosa. Sono piuttosto di buon umore e per ottimi motivi, ma sono in una fase della vita che prevede l’autenticità come cartina tornasole per valutare la mia capacità comunicativa.

Mi spiego meglio: se ancora non sono riuscita a farmi capire, allora lo dico senza fronzoli così mi posso far capire meglio. Illusa? Senz’alro, ma lasciatemi fare un tentativo.

Anni fa autopubblicai un libro. Quello che trovate qui su lulu.com tanto per intenderci [che modo bieco di farsi pubblicità è mai questo? Eh, è la giungla, baby].

🙂

Lo feci perché era un esperimento, perché era impubblicabile, perché coinvolgeva molte persone e volevo perfezionare una festa iniziata sul web e diventata, poi, reale.

Penso ancora oggi che sia decisamente impubblicabile, così come l’ho creato, infatti non l’ho sottoposto a editing (era nell’ordine delle cose, le regole del gioco che mi ero autoimposta) e non l’ho spedito a nessun possibile editore.

Non mi sono affatto pentita di averlo autopubblicato, anzi… meno male che l’ho fatto, avessi aspettato soltanto sei mesi a prendere la decisione non lo avrei più preso in considerazione perché la mia vita va un po’ dove le pare e faccio fatica a starle dietro, ma “Il Mio Regno Per Un Blog” meritava che io gli dedicassi attenzione perché è stato un pezzetto del mio percorso di scrittura fondamentale.

Detto questo, procedo con la mia filippica. Pronti? Via!

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Se autopubblichi non hai scuse.

Nessuno ha creduto in te? Vuoi avere la tua chance? Vuoi testardamente dare l’opportunità al mondo di leggere le tue incredibili storie?

Ok, mi sta bene, ma sei pronto a prenderti carico di tutto?

Perché sarai tu a decidere titolo, copertina, prezzo. Un gioco da ragazzi? Può darsi, bisogna provare prima di parlare.

E  sei tu l’Editor e tu l’Editore. Non vedi l’ora? Accomodati.

Ricordati però un paio di cose prima di considerarti genio incompreso:

1. Gli errori d’ortografia, di sintassi, o anche i semplici refusi non ti saranno perdonati. Sei tu il responsabile. Se mi scrivi “é” e non “è” mi farò un’idea di te che non ti piacerà. Se la tua punteggiatura non è almeno irreprensibile, saprò cosa pensare di te. Se l’impaginazione non è rigorosa, saprò cosa pensare di te. Se la struttura non regge, i personaggi non sono credibili, se l’azione non è giocata a dovere… saprò cosa pensare di te.

2. Non hai scuse, se non risulti meglio di ciò che pubblicano Adelphi, Feltrinelli, Mondadori, Einaudi ecc. sei spacciato.

E sai perché?

Perché è giusto punire un presuntuoso, vanaglorioso, spocchioso, arrogante testa di cavolo che si proclama “SCRITTORE” senza avere minimamente coscienza di ciò che sta facendo.

Perché bisogna lavorare a testa bassa, con determinazione, perseveranza, abnegazione, onestà, umiltà, prima di guadagnarsi il mestiere. E non basta una pubblicazione per renderti tale, figuriamoci un’autopubblicazione.

E sai cos’altro? Quando sei così, quando sei determinato, perseverante, dedicato, onesto e umile quel mestiere a cui aneli ti sembrerà sempre irraggiungibile, sempre inaccessibile. Continuerai a lavorare, a testa bassa, con l’intima gioia di poter un giorno diventare.

Se autopubblichi, o sei davvero quel tipo di artigiano o sei finito. E tu manco lo saprai.

Ci sono vetrine virtuali piene di autopubblicazioni, un oceano di pesciolini che pensano di essere balene solo troppo ben mimetizzate (loro malgrado).

Poi arriva uno squalo e si mangia tutto, perché lo squalo sa bene quello che fa e lo fa meglio di tutti.

Va così.

Alla prossima Folks!

b-

 

 

LA VOCE e LA PAROLA – Speciale NEVERLAND dove vivono le Storie


Francesca Garioni

Francesca Garioni

Ohi Folks!

Rieccomi per l’aggiornamento sulle speciali lezioni di NEVERLAND, è arrivato il momento di parlarvi di Francesca Garioni. E’ un’amica, una donna veramente in gamba, una persona ricca di cuore e d’arte, che ho chiamato in aiuto per rendere vive, attraverso la sua voce, le storie scritte dei miei allievi durante questi mesi di laboratorio.

Francesca lo fa di mestiere, stare davanti al microfono è per lei la norma, ma il suo approccio al testo (di qualsiasi testo si tratti: poesia, racconto, romanzo) non è mai frettoloso o superficiale, il suo mestiere le impone rigore e attenzione ed è per questo che ascoltare un proprio racconto letto da lei può fare la differenza.

E’ stato così per tutti, ognuno ha potuto registrare i respiri e il suono delle parole scelte e tracciate su carta per raccontare la propria storia.

Non è facile accogliere un’altra voce rispetto alla nostra che fa viva la storia che abbiamo scritto, ti sembra strano, anzi ti senti estraneo, come se non l’avessi scritta tu.

Qualcosa dentro si muove, o ti piace di più o ti piace di meno, raramente viene interpretata come tu l’hai immaginata, sentita, scritta. Va da sé che questo slittamento, questo violento distacco è inevitabile se stai scrivendo per essere letto. Succede comunque, succede sempre che quello che hai scritto quando lo consegni ad un pubblico non è già più tuo. E’ di chi ti legge, di chi ti ascolta, di chi sta là… tra il pubblico.

Francesca rispetta la scrittura perché sa trarne nutrimento, la storia diventa vera quando esce con la sua voce. E’ il suo dono, è ciò che dona. Non soltanto al pubblico, ma anche a chi l’ha scritta quella storia che mentre l’ascolta un po’ trema e si commuove.

La voce entra tra le righe, solleva le parole e le riempie di vigore, di sentimento. Passando dal corpo e uscendo dalla bocca quel respiro che fa vibrare la voce crea musica.

Abbiamo ascoltato e riscoperto le storie che già conoscevamo, durante questa lezione speciale, e nessuno di noi è riuscito a resistere al richiamo.

Francesca ha letto, ha condiviso le sue scelte interpretative motivandole, ha messo a confronto le sue sensazioni di lettura e le difficoltà incontrate, le potenzialità trovate, le sospensioni create per far risultare al meglio le immagini.

Noi abbiamo ascoltato, valutato, analizzato, riflettuto e imparato.

E poi abbiamo chiesto a Francesca di ritornare, per ripetere tutto quanto, con altre storie, per capire ancora meglio, per condividere quest’atmosfera fiabesca che si è creata in quelle due ore tra noi.

Lei ha risposto: “Con molto piacere”. E ha sorriso.

Il sorriso di Francesca è sincero, come il nostro abbraccio e il nostro grazie.

Ecco, volevo raccontarvelo perché le cose belle se non si raccontano possono andare perse.

A presto, Folks!

b-

I racconti letti da Francesca sono:

“Il Prigioniero” di Bruno Barcellan

“Grazia” di Maria Chiaramonte

“Solitudine” di Franco Pelizzari

“Tango” di Elda Cortinovis

(li troverete per intero tra qualche settimana sul blog del Circolo Scrittori Instabili)

Trovi Francesca Garioni qui in Pandora, le Storie del Vaso (cliccaci sopra).

HAIKU e INVETTIVA: cosa chiedere di più?


neverland 1Ohi, Folks!

Alle grandi responsabilità fan seguito le pietre, lo sappiamo. Eppure, sebbene ci sia la consapevolezza, quando le pietre arrivano ti pigliano sempre di sorpresa. Dopo anni e anni di pietre ancora oggi rimango tramortita (forse perché per quanto le possa schivare la mia agilità non può nulla sulla quantità della gettata).

Ora ve ne pubblico una. La migliore, quella che m’ha fatto ridere e mi ha intenerita. E’ una di quelle pietre che ti fan capire che quello che stai facendo conta, non per tutti, ma per qualcuno sì. A me piace quel “qualcuno” che nonostante la fatica e l’incazzatura resta per costruire, ricostruirsi, destrutturarsi e ristrutturarsi. Insomma, chi resta mi piace.

Eccola la pietra, so che capirete: “Haiku”.

Haiku_PR
 

Un Grazie a Patrizia, e a chi resta.

A presto Folks!

b-

 

Il Mestiere che tutti vogliono spiegare…


scrivere

 

Ohi Folks!

Ogni tanto mi vien voglia di consigliarvi dei buoni libri da leggere, mentre spesso vorrei supplicarvi di non leggere certi altri libri. Quando lo faccio non tutti la prendono bene, e mi dispiace creare motivi di polemica. In fin dei conti ognuno è libero di leggere ciò che vuole, quando vuole e come vuole, e quello che penso io non è necessariamente utile, né tantomeno importante.

Premessa, questa qui sopra, per mettere le mani avanti… infatti vi sto per sconsigliare di leggere un libro. Anzi, di più: vi sto per supplicare di cambiare il vostro punto di vista affinché questa moda del “ti spiego come funziona”, e soprattutto “spiegami come funziona”, si interrompa una volta per sempre.

Inizierò con cautela, e poi rincarerò la dose, come mio solito.

C’era una volta uno scrittore. Lo scrittore trascorreva gran parte del suo tempo a pensare, a fantasticare, immaginare, elucubrare, riflettere, sognare, creare, smantellare, ri-creare, e sì anche a scrivere le sue storie. Consegnava, quando la storia secondo lui era pronta, all’editore che valutava, soppesava, analizzava, sbranava, ricomponeva, domandava, faceva riscrivere e rivedeva ancora per poi pubblicare la storia dello scrittore. La storia poteva diventare un best-seller nell’immediato, oppure solo dopo anni, poteva vendere poco e poi vendere ancora meno e passare presto nel dimenticatoio delle storie senza lettori. Lo scrittore allora riprendeva in mano sé stesso, digerendo il fallimento o controllando l’ansia per la grande aspettativa creata dal suo lavoro precedente nel pubblico, e ricominciava daccapo.

Era bello a quel tempo, quando lo scrittore era lontano, inavvicinabile, quando non aveva un volto, ma aveva un’aura… e tu, lettore, te lo potevi immaginare bello (forse no), fiero, elegante, carismatico, intelligente, arguto e di grande cultura. Eh, sì. Era proprio bello.

Poi SBANG!

Di colpo lo scrittore diventa un personaggio. Uno da intervistare, da provocare con domande inverosimili, uno a cui si chiede di fare il suo show e da cui ci si aspetta di essere intrattenuti… come si fa con l’ospite speciale in una cena di gala. E da qui si scatena il più triste e svilente rincorrersi di brutture che mai avremmo potuto immaginare.

Signora: Come le vengono in mente le storie che scrive, Signor Manzoni?

Scrittore: Ehmmm… pensandoci.

E allora vi dico questo: spesso incontrare gli scrittori che amate leggere causa lo scoramento totale. Lo pensavi un genio, lo pensavi il migliore, ti accorgi che è un idiota, un vanesio, un irritante presuntuoso. Uno che non vorresti neanche seduto vicino a te in sala d’aspetto dal dentista, ben sapendo che potrebbe soffrire quanto te o ben più di te sotto il trapano.

Rarissimamente capita che lo scrittore che finalmente puoi avvicinare si rivela persona affabile, ben disposta, sorridente anche. E allora c’è sempre qualcuno (no, non tu, ne sono certa) che gli si avvicina per fargli una di quelle domande che ti obbligano a sferrare un pugno sul naso, te lo chiedono proprio.

 

Bene, Neil Gaiman sa rispondere da vero english gentleman… altri rispondono come possono e magari uno li prende sul serio (proprio perché loro stessi si prendono molto sul serio) e capisce male.

Capire male significa che poi si fa fatica a riconoscere il fraintendimento e a riaggiustare il tiro.

Ora, sono partita da lontano, ma arrivo al dunque subito: sto leggendo “Diario di bordo di uno scrittore” di Bjorn Larsson (Iperborea). Lo sto leggendo perché ero in biblioteca, sul tavolo c’era questo nuovo arrivo e io ho pensato fosse interessante, magari qua e là avrei potuto cogliere qualcosa che risultasse per me fonte di ispirazione.

Non ho mai letto nulla di Larsson, ma so che è uno degli scrittori più venduti. Ho comperato il suo “Il Cerchio Celtico”, ma ancora giace lì sul comodino (pila dei libri da leggere appena possibile). Quindi credo di aver sbagliato. Ho sbagliato a non leggere il suo romanzo e a fare la sua conoscenza attraverso questo diario di bordo. Ora odio Larsson. Lo detesto dal profondo del cuore, non leggerò niente di suo da qui al per sempre. Peccato.

Vi dico il perché:

1. Raccontare il Mestiere di uno Scrittore lo si fa solo se lo Scrittore è morto. Quando muori tutto di te diventa speciale, unico, irripetibile. E nessuno osa sputare su di un morto e chi non conviene con quanto scritto (magari perché lo ha conosciuto quand’era in vita e può testimoniare che quel tipo era solo una gran testa di cavolo) resta voce in mezzo al mare. Non importa, i detrattori sprecano il fiato. Il morto vince.

2. Racconti una storia, sei uno che lo fa di mestiere, pertanto DEVI fare in modo che sia speciale. Altrimenti non raccontarla, non serve a nulla. Se vuoi farci capire quanto sei qualificato pubblica il tuo curriculum vitae, è più veloce da leggere e magari lascia qui e là quei vuoti strategici che creano la giusta suspence.

3. Uno Scrittore che ha i suoi segreti di scrittura NON TE LI VIENE A RACCONTARE. Non solo: NON LI SCRIVE PER RENDERLI PUBBLICI. Non lo fa e basta. La paura che l’incantesimo si possa spezzare è troppo grande… perché è un’alchimia delicata, perché è questione di sacralità, di spazi e silenzi e vuoti e sospensioni di cui non si parla, di cui non serve neppure sapere nulla.

E poi… da dove viene l’idea geniale per scrivere la storia che vende uno sproposito? Chi lo sa alzi la mano. Voglio andarci in pellegrinaggio.

Una persona decisamente in gamba quand’ero piccola mi disse: “Fare le domande è la cosa più difficile del mondo”. Intendeva le domande intelligenti, quelle che meritano la ricerca di una risposta all’altezza, ovviamente, e io a quel tempo non capii perfettamente (ero piccola), ma ora capisco. Perfettamente.

Concludo o perdo in lucidità.

Bjorn Larsson mentre racconta di sé e di come ha scritto i suoi romanzi procede con una serie impressionante di piccole e costanti docce di autocompiacimento. Ti spiega come gli è venuta l’idea per una storia o per l’altra e ti toglie qualsiasi voglia di andartele a leggere. Non solo: a volte speri che il suo tono fintamente modesto sia una presa di coscienza sincera, ma non è così. Non gli riesce proprio.

Ovvio che non è nel pacchetto all-inclusive (autore-storia-successo) che uno scrittore letto ovunque e apprezzato ovunque sia dotato di quei tratti umani che lo rendono anche una persona bella con cui parlare, lo so. Ma perché devo leggermi un libro di 146 pagine cercando di non cedere alla tentazione di dargli fuoco solo perché lo devo restituire alla biblioteca intonso?

Sono a pagina 127. Mi fermerò qui. Senza sensi di colpa (evviva Pennac!).

Prometto che presto vi consiglierò dei buoni libri, ma non leggetevi questo, credetemi è davvero avvilente… piuttosto buttatevi sulle 150 sfumature, almeno vi fate due risate (non avrei mai pensato di poter affermare un’oscenità del genere, santissimopadre!).

Alla prossima Folks!

b-

 

 

 

 

 

Lo SGUARDO e la PAROLA a NEVERLAND dove vivono le Storie


Foto dal web (autore sconosciuto)

Foto dal web (autore sconosciuto)

Ohi Folks!

Come sapete nella mia NEVERLAND succedono delle cose. Incontri, anzi, per essere più precisi:  incontri e scambi. Ebbene, scrivere non è solo scrivere, spero lo sappiate.

Non è così ovvio, e me ne accorgo ogni volta che davanti a me ci sono persone che vogliono raccontare attraverso le  parole. Sembra che ci portiamo dentro la bizzarra convinzione che scrivere sia una questione di astrazione.

Lavoriamo in modalità separazione anziché unione.

Credo sia a causa dell’impostazione scolastica di studio assorbita in gioventù. Mi spiego meglio: la prima ora storia, la seconda geografia, la terza matematica, la quarta arte, la quinta lettere. Affronto ogni materia come se non avesse nulla a che fare con le altre. Posiziono la mia mente su quell’argomento e procedo “a corsie”. Lo sto appurando ogni giorno con i ragazzi che incontro nelle scuole: cresciamo così e scriviamo così.

Avvilente.

L’incontro di ieri sera con il fotografo Mauro Delai del FotoClub di Moniga è stato uno di quei momenti in cui VEDI le connessioni che si palesano davanti ai tuoi occhi in modo talmene chiaro e diretto che ti chiedi: ma come ho fatto a non accorgermene prima?

Incontro significa conoscenza. Attraverso l’osservazione, l’ascolto, la percezione. Un miscuglio di elementi che al momento del commiato si deposita dentro di te. Devi attendere che l’aria si rifaccia limpida per riprendere in mano tutto e scoprire cosa ti è rimasto dentro su cui poter lavorare.

Lo sguardo del fotografo: luce, scelta, dettagli, connessioni, indole, stile…

Perché fotografare è scrivere con la luce, e non è banale e neppure semplice, ma noi ce ne dimentichiamo.

L’Arte si apre, abbraccia, sceglie, esclude.

Dimenticarci di mettere a fuoco il soggetto quando scriviamo è imperdonabile.

Mettere a fuoco troppi dettagli è sciocco.

Queste non sono regole di scrittura, ma di buonsenso. E’ questo il modo per tenerci accesi mentre si compie un gesto che ci chiede assoluta concentrazione. Non sto riempiendo un foglio di parole, sto creando una Storia. Ne sprechiamo troppe di parole, raccontandoci che è la Storia ad averne bisogno, invece è soltanto la nostra coda di pavone che vuole mostrarsi.

Il fotografo davanti al suo soggetto si fa da parte, rimane il suo sguardo e la sua meraviglia a far da testimone. L’immagine raramente necessita di didascalie, l’immagine può urlare o sussurrare senza alcun bisogno di accompagnamento.

Le nostre pagine di parole scivolano senza lasciare tracce, le immagini che fotografiamo con parole scelte e pesate ti si siedono accanto per restare.

Gli incontri su NEVERLAND sono scambi d’umanità creativa, raccontare la passione che ci alimenta e la  storia che ci ha attraversato permette la condivisione del nostro mondo senza rischiare fraintendimenti.

La generosità di chi racconta distribuisce Bellezza e rinsalda gli animi.

In questa lezione speciale molti sono stati i motivi d’ispirazione e non possiamo che essere grati a  Mauro Delai per averci prestato il suo sguardo e averci dedicato tempo ed energie affinché questo contatto fosse possibile.

Alla prossima Folks!

b-

Anno Domini 2015


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Vi auguro un anno di parole spese bene

di alleanze oneste e proficue

di pensieri che cavalcano onde

di progetti accarezzati dai venti.

Vi auguro un anno di poche promesse, di pochi rimandi e pochi compromessi

di azioni concrete e solide per costruire l’oggi e il domani.

Vi auguro un anno di Bellezza rinata e condivisa

di compagnia autentica

di solitudine rigenerante

di contemplazione nutriente.

Vi auguro un cammino a schiena dritta e sguardo all’orizzonte.

Vi auguro istanti puri di felice abbandono.

Vi auguro storie da vivere e storie da raccontare.

Buon 2015 Folks!

(Babs)

TRACCE DEL PASSATO


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Ohi Folks!

Siamo agli sgoccioli… per il 2014, intendo.

No, non mi dispiace, non mi dispiace salutare un anno che ha già dato per affrontarne uno nuovo che deve ancora dare tutto. Mi piace sapere che ci sarà molto da vivere e che potrebbero esserci belle sorprese in arrivo, non solo momenti duri. Sono fatta così.

A fine anno mi piace starmene per i fatti miei, niente feste, niente cene, niente compagnia, niente casino: io e il mio scrivere. E’ un momento in cui mi raccolgo e mi rimetto insieme, se seguo questo mio bisogno inizio bene. Sono fatta così.

L’ultimo giorno dell’anno prendo in mano la mia moleskine e mi rileggo di qua e di là le cose che mi sono appuntata. I progetti conclusi e quelli da completare. Faccio una lista di cose da fare, le priorità, e di cose che desidero fare e che aspettano solo che io mi muova per concretizzarsi. Sono fatta così.

Faccio anche uno screening a ciò che sto vivendo, le persone che amo avere accanto, quelle che anche se si allontanano rimangono con me e quelle che è meglio lasciare che vadano. Il più distante possibile. Sono fatta così.

“Che ce ne frega a noi?”, vi starete chiedendo ora.

Nulla, ovviamente, ma mi piace condividere qui le mie riflessioni e mi piace che voi stiate qui con me. Mi rendo conto che non posso tirare troppo la corda quindi andrò al sodo.

“Perché? C’è un sodo?”, sempre voi.

Sì. Nel 2007 scrivevo in un blog di un social che ora ha chiuso, la storia completa la trovate quie durante quei mesi ho potuto sperimentare parecchio. Scrivevo e postavo, senza neppure rileggere. Perché? Lo so che suona come un suicidio, infatti lo era, ma era un modo per sbloccarmi dal timore del giudizio altrui. Per capire a che punto stavo con la mia scrittura dovevo per forza consegnarla al mondo (virtuale) e valutare dal feedback se era il caso di continuare o meno a scrivere. Semplicemente.

Ha funzionato, mi ha aiutato parecchio in quel periodo e mi ha permesso di andare avanti. Oggi nella pagina di  Pipeline che mi vede in 7a posizione (yeah!) ho ricevuto un altro feedback che mi sta aiutando a prendere delle decisioni importanti riguardo la mia scrittura.

E ora veniamo a noi, voglio darvi dei suggerimenti per prendervi cura del vostro scrivere. Sappiate che lo faccio con grande umiltà, non ho alcun titolo per arrogarmi il diritto di dare consigli, ma i suggerimenti sono alla mia portata perché sono frutto di esperienza diretta. Se non vi servono meglio così, ma se vi possono essere utili allora teneteli con voi e poi fatemi sapere se hanno dato buoni frutti, ok?

Eccoli:

1. Curate i vostri pensieri. Ipotizzate, elucubrate, riflettete, sublimate, contemplate. In questo modo arriveranno a voi idee che possono diventare storie. Non accontentatevi delle prime che vi arrivano, andate oltre, contemplate, sublimate, riflettete, elucubrate, ipotizzate di nuovo, daccapo. E poi lasciate andare tutto e guardate cosa vi resta. Quello che resta è buono e va scritto. Il resto è stato ameno vagheggiare che vi ha allietato la giornata.

2. Prendetevi il tempo e lo spazio per creare. Scrivere non signica mettersi alla tastiera e buttare giù tutto quello che ci passa per la testa. Non se quello che scriviamo è rivolto a un pubblico (ovvero se è scritto per essere letto da qualcuno). Lo potete fare con un diario, non con una storia da rendere pubblica. Le domande arrivano un po’ per volta e a ogni domanda dovete dare spazio affinché la risposta si renda (prima o poi) evidente. Non incaponitevi, non spingete, non piegate, non stropicciate, non forzate, non violentate la vostra creatura perché deve sottostare ai vostri tempi. Il risultato non vi soddisferà e la frustrazione avrà la meglio.

3. Obbligatevi a scegliere vie che immaginate scomode. Non percorrete sempre gli stessi sentieri, quelli che conoscete a memoria, quelli che vi tengono lontani da imprevisti, ostacoli, pericoli. State creando e se non vi mettete a rischio (nelle vostre certezze e prese di posizione) non scoprirete nulla di voi che già non sappiate. Sarà un viaggio comodo e piacevole, forse, ma non potrà farvi crescere e si renderà inutile per voi e per chi vi leggerà.

Ok, ora la smetto di tediarvi 🙂

Vi auguro di trovare dentro di voi la cura, il tempo, lo spazio e il coraggio per spingervi sempre un passo oltre la vostra comfort-zone dove potrete incontrare altri pezzetti di voi da abbracciare.

Sarà un buon anno, quello che sta arrivando, se vi tenete stretti a quello che amate e che vi fa battere il cuore. Non mollate. Mai.

😉

b-

That's all Folks!

CAMMINARE TRA PENSIERI E PAROLE


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Ohi Folks!

Questo è un dannato periodo per me. Le feste mi rendono isterica. Sappiatelo.

Non è per confidarvi le mie paturnie che oggi scrivo qui, ma per mettervi a parte delle riflessioni che mi stanno arrovellando il cervello riguardo la mia scrittura. Siete pronti?

Quando i progetti si concludono e sto per iniziarne altri (non è mai finita, grazie al cielo) ho un breve (-issimo) periodo di transizione in cui mi posso dannare nel non-fare. Dannare, non crogiolare, perché il non-fare per me è l’inferno. Lo so, dovrei curarmi. A ogni modo questa condizione mi riporta alla scrittura. Sì, perché per me non è un dettaglio, è il centro di tutto. Il punto d’equilibrio.

Lavorando ai progetti che sto curando, ovviamente, scrivo… ma immergermi nella mia Neverland per dar forma a una delle Storie che mi stanno martellando per uscire è un’altra cosa. Parlare di questo non si può, è lo Spazio Sacro di cui un “creatore” dovrebbe prendersi cura e trattare con un certo pudore. Quindi non voglio sondare qui in pubblico quel mio spazio, ma voglio traghettare fino a voi il prologo di un libro che sto leggendo, perché gli incontri di pensieri e parole mentre stai camminando non sono mai fortuiti, mai ininfluenti. Sono incontri che obbligati per quel salto (anche piccolo) in avanti che ti viene chiesto di fare. Anche se non lo sai, se non lo potevi sapere, se non lo volevi sapere. Se non lo vuoi sapere.

Queste righe che vi riporto mi hanno fatto fare un salto (non ancora in lungo e neppure in alto), un salto di stupore. Perché incrocio spesso persone che stanno pensando di scrivere un libro, persone che stanno scrivendo un libro (sempre lo stesso da anni), persone che stanno cercando qualcuno che scriva il loro libro (è un brutto mondo, fidatevi), persone che sognano di scrivere un giorno IL libro (un’avvincente autobiografia)…

Non lo fanno. Non lo concludono. Non arrivano a nulla. Trascinano semplicemente avanti questi desideri, sogni, intenti, ambizioni, se li portano addosso, come zaini che con il tempo diventano montagne. Enormi rocce che ti rendono l’andare faticoso, lento, impossibile.

Ogni libro non scritto è una negazione.

Sbang!

Se mi avessero sbattuto la porta sul muso mi sarei fatta meno male.

Quindi in queste due settimane riprendo in mano la Storia che mi sta aspettando da troppo tempo e la concluderò. Troverò il tempo, troverò il modo, troverò l’energia, troverò la dedizione, troverò la forza e l’Anima per farlo.

Inizierò così il nuovo anno: scrivendo.

Sarò felice.

Lo auguro anche a voi, Folks, voi che fate il mio cammino o che vorreste o che desiderate o che ambite farlo.

Per chi non ci pensa neppure 🙂 ma ha un’altra ambizione, un altro sogno, altri desideri, auguro che sia questo il momento per cominciare e/o portare a termine il piano… quale piano?

Essere felici, no?

Esserlo ora.

A presto, Folks!

 

Un libro mai scritto è più di un vuoto. Accompagna l’opera che si è compiuta come un’ombra fattiva, insieme ironica e dolente. E’ una delle vite che non abbiamo potuto vivere, uno dei viaggi che non abbiamo intrapreso. La filosofia insegna che la negazione può essere determinante. E’ più del rifiuto di una possibilità. La privazione ha conseguenze che non possiamo prevedere o valutare con precisione. E’ il libro che non è stato mai scritto che avrebbe potuto fare la differenza. Che avrebbe potuto permetterci di fallire meglio.

O forse no. 

(George Steiner, Cambridge settembre 2006, “I libri che non ho scritto”)

 

L’Arte di Amanda Palmer


 

Ohi Folks!

Mi sono immersa nella lettura de “L’Arte di chiedere”, come vi avevo preannunciato qualche tempo fa. Ho voluto trovare il tempo giusto per poter dedicargli la mia attenzione senza troppe intrusioni.

Tre notti di lettura. Tre notti ben spese.

Potrei parlarvi dei momenti in cui mi sono dovuta fermare perché volevo godermi un sorriso o una lacrima o un respiro. Non lo farò. Ognuno di voi potrà trovare i suoi momenti, quando lo leggerà, senza bisogno che io suggerisca nulla.

Posso dirvi che dovete leggerlo. Posso anche dirvi che non tutti lo abbracceranno perché ci sono molti pregiudizi che usciranno, a sorpresa, tra le righe. No, non quelli di Amanda Palmer, bensì i vostri. Non lo dico con intenzioni giudicanti, tutt’altro. Sono anch’io inciampata, di tanto in tanto, nei miei limiti e nelle mie chiusure mentre leggevo. Lì ho speso qualche riflessione in più, finché non ne sono venuta a patti.

Ci sono tonnellate di libri che ti passano attraverso e ti lasciano tranquillo. Molti preferiscono queste letture, perché leggere per loro deve essere un momento d’evasione. Io penso che si evade dalle prigioni. La mia vita non lo è, la mia vita ha molte finestre, molte aperture, non mi serve evadere. Mi serve, però, scavare e approfondire… per crescere. Ho una grande ambizione: diventare migliore.

Migliore di ieri, migliore di oggi. Migliore di domani.

Amanda è una forsennata nel suo spingersi oltre i suoi limiti. Per capirsi, per migliorarsi. Un grande esempio, credo.

La cosa divertente è che lei ed io non potremmo essere più diverse di così, agli opposti direi. Ma solo per quanto riguarda la vita pratica. La ricerca si assomiglia. I sentimenti si assomigliano. La consapevolezza acquisita pure.

Si gioca d’empatia con l’Arte. Si gioca ad armi pari.

Amanda Palmer è una giocatrice leale, pura, luminosa. Non perché non conosca bene le tenebre, ma perché è da lì che sa splendere ancora meglio, con ancora più forza.

Non è da tutti. Proprio no.

Ascoltatela (e andate a tradurvi i testi delle sue canzoni) e poi leggetela.

Vi assicuro che ne vale la pena.

Forza!

b-

 

 

 

Articolo da Rolling Stone:

http://www.rollingstone.it/cultura/news-cultura/amanda-palmer-e-larte-di-chiedere-datti-ai-tuoi-fan-e-loro-ti-sosterranno/

UN ABBRACCIO DI PENNA E TANGO percorso esperienziale


 

Ohi Folks!

Alcuni di voi, forse, ricorderanno che avevo ventilato novità. Novità nell’ambito del Laboratorio di Narrazione iniziato lo scorso ottobre e che ci vedrà al lavoro fino a maggio. Ebbene, questa è la prima sorpresa: un’esplorazione nel mondo tanguero. Un’immersione che vede protagonisti due amici carissimi che insegnano tango argentino (vedi foto sopra) nella loro milonga: Gilda.

Lezione che in parallelo avanzava in camminata libera e improvvisata (ma con grande lucidità e intento chiaro)  tra Storia che si racconta con la penna e Storia che si racconta ballando.

Sapevo che Sandra e Battista erano le persone perfette per seguirmi in questa follia, la loro passione per il Tango è paragonabile  alla mia per la scrittura. Non c’è stato bisogno di grandi spiegazioni, soltanto un confronto tra evocazioni e sentimento…

Sentire che la storia ti attraversa, dalla testa ai piedi, e sentire che ti muovi per permettere alla tua storia di crearsi un varco e farsi volteggio è stato per me (a suo tempo) il modo possibile per comprendere l’arte dell’affidamento, l’accoglienza di un abbraccio, l’equilibrio dell’incontro.

Volete sentire anche voi com’è andata?

 

Un GRAZIE con tutto il mio cuore ai meravigliosi amici e compagni di viaggio, Sandra e Battista,  che ci hanno permesso di avvicinarci in punta di piedi, con rispetto e ammirazione, al Tango e alla Passione e all’Eleganza di un mondo affascinante ed eterno.

 

 

La PAGINA BIANCA


pagbianca

Ohi Folks!

Qualche tempo fa un amico mi ha consegnato una storia (via web), una storia che stavo cercando senza saperlo. Parla della Pagina Bianca, che è spauracchio per tanti che fanno il mio mestiere, ma che per me è sempre stata una piacevole e rassicurante presenza.

La Pagina Bianca mi è amica. Quando mi immersi nella storia di questa Maestra, ovvero Karen Blixen, sentii la vicinanza e il deserto esprimersi nel medesimo spazio-tempo. La leggo e la rileggo ogni volta che inizio un nuovo laboratorio, ogni volta che incontro nuove persone che hanno voglia di scrivere e che temono la Pagina Bianca. Mi aiuta a creare un varco nella montagna di dubbi e insicurezze che (grazie al cielo!) pervadono ogni aspirante scrittore, anche se già pubblicato e già noto, ne sono sicura, perché i dubbi e le insicurezze cambiano veste, ma non sostanza.

Questo è uno dei passaggi più belli del racconto “The Blank Page”  (della raccolta “Ultimi racconti”):

(…) Dove il narratore è fedele, eternamente, inflessibilmente fedele alla sua storia, là alla parlerà il silenzio. Dove la storia è stata tradita, il silenzio non è che vuoto. Ma noi, i fedeli, subito dopo aver pronunciato l’ultima parola, udremo la voce del silenzio (…).  Chi, allora, racconta una storia ancora più bella delle nostre? Il silenzio. E dove si legge una storia più profonda di quelle scritte sulla pagina più squisitamente stampata del più prezioso di tutti i libri? Sulla pagina bianca. Quando una penna regale e coraggiosa, nel momento della sua più alta ispirazione, ha finito di scrivere la sua storia con l’inchiostro più raro… dove, in quel momento, si può leggere un racconto ancora più profondo, più soave, più allegro e più crudele di quello? Sulla pagina bianca. (…)

Dovreste leggere tutto il racconto e magari anche gli altri, certo, ma volevo lasciare traccia proprio qui di qualcosa a cui sono molto legata, ovvero le possibilità infinite di una pagina che a guardarla ti liscia la mente e ti sembra che tutto si schiacci e si confonda, ma… ma se di quel levigato biancore ne fai il tuo incanto, allora niente ti può fermare. Neppure il mondo là fuori che sta facendo di tutto per sbriciolare il tuo intento e la tua passione.

Lo ha detto bene il Maestro Fabio Koryu Calabrò… che è un amico e un compagno di ACCIDENTI! podcastiani… e quindi lascerò a lui e al suo inseparabile ukulele la nota e la parola:

a presto Folks!

b-

Irraggiungibile Maestra: Marguerite Yourcenar


Mi chiedono spesso: che libri scrivi?

Non rispondo mai, non riesco a collocare le mie storie in un genere preciso. Mi sembra di far loro violenza.  Lo so, a livello editoriale è un bel problema. Non voglio considerare questo mio  smarrimento  un ostacolo, però. Sarebbe sciocco, lo smarrimento comunque non sparirebbe.

Se mi chiedessero, invece: che tipo di scrittore vorresti essere?

Saprei cosa rispondere: voglio essere uno scrittore utile. Esattamente come Marguerite Yourcenar raccomanda. Se penso a questo non c’è smarrimento che tenga, non c’è ostacolo da superare, solo strada da percorrere.

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Ogni scrittore è utile se arricchisce la lucidità del lettore, lo libera da timidezze o pregiudizi, gli fa vedere e sentire ciò che quel lettore non avrebbe visto né sentito senza di lui.

So che conoscete e, anche voi, amate Marguerite Yourcenar, per questo motivo vi consiglio di guardarvi questo omaggio  perché questa intervista qui sotto vi avvicinerà a lei definitivamente, promesso.

Buona visione Folks!

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b53cb6f9-41f1-44a9-9d87-20f386bc86de.html?iframe

Consigli per gli acquisti? Quando lo spot fa la differenza.


Honda Civic Explore R

 

Ohi Folks!

Solitamente la mia opinione sui nuovi pubblicitari e le loro creative trovate non è entusiastica, ormai la categoria non sa più che pesci pigliare e le cose davvero intelligenti e di qualità sono talmente rare che non vi si presta più attenzione. A meno che non trovi qualcosa che davvero sia una prova di buon mestiereo. Per esempio la qui sopra Honda Civic. Auto su cui non mi ero mai soffermata troppo, ma che grazie a questa trovata ho dovuto prendere in considerazione.

Prima di tutto c’è storia, anzi c’è una doppia storia. La scegli tu, premendo o meno la R sulla tastiera del tuo pc.

Dettagli perfetti, a livello narrativo, grande fotografia, ritmo preciso.

Pubblicitari della Honda Civic: Well done!

Ho speso un buon quarto d’ora a guardarmi le due storie, a saltare da una all’altra per vedere se i dettagli combaciavano e se potevo invece coglierli in fallo. Niente. Con grande soddisfazione mia, tra l’altro, perché apprezzo sempre un lavoro ben fatto.

Quindi… ho deciso che auto comprarmi 😉  e se incontrassi questi signori creativi mi farei invitare a cena 😀

dateci un’occhiata Folks, secondo me vi divertirete…

alla prossima!

b-

La SAGGISTICA CREATIVA di David Foster Wallace


wallace

Ohi, Folks!

Oggi ho letto un articolo interessante su OpenCulture   (che vi traduco in parte qui sotto). Premetto che David Foster Wallace è un autore da leggere, ma non per forza altrimenti vi distruggerà la voglia di immergervi in un libro per sempre. Wallace va letto al momento giusto, nel giusto periodo della vostra vita, e soprattutto nel giusto segmento del vostro percorso di scrittura, magari quando la vostra voce vi è già chiara e state passando al livello successivo.

Non leggetelo per imitarlo, ma cercate di capire l’origine del suo stile, e le dinamiche che riesce a mettere in campo… studiatelo. E poi: dimenticatelo. Scrivete seguendo la vostra voce, il vostro stile, la vostra necessità. Scrivete tenendolo presente come esempio di ciò che si può fare, ma non intestarditevi a voler indossare il suo pensiero per farlo vostro.

Consiglio che dò a tutti, e che riguarda tutti i vostri Maestri. Studiateli, anche nel dettaglio, ma non fatevi un transfert! Tanto così in alto, in quello stesso modo, non potrete arrivarci e se ci arrivate ci siete arrivati per secondi o terzi o quarti. Ne vale la pena?

Potrete, però, arrivare in alto seguendo il vostro pensiero, il vostro respiro, la vostra visione. Non è cosa certa, lo so, ma certamente non potrete fallire, non arriverete secondi, non sarete un clone.

E dopo ‘sta predica vi lascio al mini-riassunto estratto dall’articolo di cui sopra: la voce di David Foster Wallace che insegnava creative nonfiction, mentre spiega che cos’è in definitiva la saggistica creativa:

La saggistica creativa è una vasta categoria di opere in prosa, come saggi e memorie personali, profili, letteratura di viaggio e sulla natura, saggi narrativi, saggi di osservazione o descrizione, scrittura tecnica di interesse generale, saggi argomentativi o basici, critica di interesse generale, giornalismo letterario e così via.
Parole costituenti del termine suggeriscono un asse concettuale su cui questo tipo di opere in prosa si adagiano. Come saggistica, le opere sono collegati allo stato attuale delle cose nel mondo, sono vere e in una certa misura affidabili. Se, per esempio, c’è il sospetto che un certo evento si sia verificato, deve davvero essere accaduto; se si asserisce una proposizione il lettore si aspetta che gli venga fornita una prova della sua accuratezza (o argomento a suo favore).
Allo stesso tempo, l’aggettivo “creativa” significa che un certo obiettivo, diverso da quella che è la pura e semplice trascrizione della verità, sia alla base della motivazione dello scrittore nello scrivere di tale argomento. Questo obiettivo creativo, in linea di massima, può essere fonte di interesse per i lettori, per istruirli, per intrattenerli, per farli interessare o per convincerli, per edificare, per redimere, per divertire, per far sì che i lettori guardino più da vicino o pensino più approfonditamente a qualcosa che vale la pena di impegnare la loro attenzione…

Tutto chiaro ora? Sì, è una scrittura che si attorciglia, spesso, e che fa girare la testa. Ve lo ripeto: non è che siete degli ignorantoni se non leggete Infinite Jest e se non ve lo imparate a memoria citandolo ogni qualvolta qualcuno di chiede “che libro stai leggendo?”. Perché non la smettiamo di usare certe tecniche idiote per giudicarci l’un l’altro? Per esempio, ve lo confesso, non ho letto volentieri neppure una pagina delle opere di Wallace. Ok, ora sparate pure, non reagirò.

A presto Folks!

b-

 

 

Liberi – Libri – Internazionale


Liberi – Libri – Internazionale.

La notizia di oggi (cliccate lì sopra per leggere della disputa e qui per leggervi l’articolo appena pubblicato) dice che Amazon e Hachette hanno firmato un accordo e che sono di nuovo disponibili le pubblicazioni della casa editrice franco-americana sul sito dell’azienda più efficiente e odiata del momento (odiata da tutti, ma non da me).

Cosa fa quindi una come me che legge ‘sta cosa?

Si precipita su Amazon all’istante e si scarica l’ebook di Amanda Palmer, ovviamente!

E tra pochi minuti spengo il pc e me lo leggo tutto d’un fiato…

poi vi racconto, se vi va

😉

b-

AVVENTURA PODCAST: NUOVA STAGIONE!


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Ohi Folks!

Oggi vi voglio fare un invito ufficiale e per farlo ho bisogno di dilungarmi in una spiegazione. Abbiate pazienza.

Quello che l’anno scorso era partito come esperimento quest’anno è diventato progetto assodato. L’esperimento consisteva nel creare una redazione di studenti a cui venivano insegnati i rudimenti dello strumento podcast (trasmissione radiofonica registrata a disposizione per l’ascolto e il download nell’apposito sito/blog).

Scopo? Semplice:  offrire loro uno spazio in cui esprimersi in modo propositivo e creativo.

L’esperimento è  stato un successo. Quest’anno le puntate di “InsideOut” saranno 14 e usciranno due volte al mese. La redazione è pronta, tutto è pronto, anche il nuovo blog: http://insideoutpodcast.wordpress.com, e mercoledì 12 novembre la prima puntata sarà disponibile (oltre che sul blog) anche sul canale iTunes (https://itunes.apple.com/it/podcast/insideout-podcast-del-liceo/id840470298?mt=2) e sul sito di Italian Podcast Network.

Questo il teaser:

 

Vi chiedo di dar loro un ascolto, di aiutarmi con il passaparola, di esserci vicini… perché?

Perché è un modo, piccolo piccolo, di credere nel futuro.

I ragazzi sono il futuro.

Credo lo sappiate bene almeno quanto me.

Grazie Folks!

b-

 

 

L’abito giusto (ovvero la copertina giusta)


Ohi Folks!

Vi ricordate che qualche post fa vi ho parlato di come scegliamo i libri e di quali sono gli elementi essenziali per attirarci irrimediabilmente in trappola?

Ok, tra questi c’era la questione copertina.

Adoro l’arte grafica e ho adorato questo video del TED, dove Chip Kidd parla del suo creare e lo fa con piglio bizzarro per farci scoprire il suo genio. E lo è davvero un genio. Guardatelo e poi mi direte la vostra:

 

Ecco chi vorrei per la copertina dei miei libri. Dovrò darmi da fare e creare un best-seller 😉 😀

Alla prossima Folks!

b-

 

PipeLine – leggere in viaggio


Ohi Folks!

Qualche tempo fa lessi uno status su facebook che un mio contatto aveva condiviso. Mi incuriosii, cliccai sul link e andai a leggere il manifesto di questo progetto. Lo slogan mi colpì piacevolmente:

Pipeline

Per i tuoi viaggi in metro, autobus e in carrozza. Misuriamo il tempo in storie.

I creatori di questa app (per iPhone, questa è la pagina iTunes: https://itunes.apple.com/it/app/pipeline-app/id483483184 ) stavano cercando storie da far leggere a lettori in movimento. Chiedevano storie brevi, o anche brevissime, e io ne ho parecchie da parte… quindi ero, ovviamente, interessata.

Siamo la distrazione su di un autobus e nella metro. Siamo quelli che scandiscono il tempo con un tic tac di fermate e parole. Siamo le storie che cerchi e gli scrittori che non conosci. Avidi di penne, anime e racconti. Siamo una raccolta che non hai mai letto (ma del resto questa descrizione dovrà pur servire a qualcosa).

Lo feci. Spedii una manciata di racconti per tragitti brevi. Il primo lo trovate qui:

Puoi?

Penso che sia davvero un progetto interessante, un’evoluzione di quei librettini che venivano distribuiti a Milano nelle diverse stazioni della metro. Ok, ora è più semplice usare l’iPhone e credo che non ci sia nulla di male.

Vi lascio quest’ultima riga, presa dal manifesto di Pipeline, perché anch’io sono una fervida sostenitrice del Butterfly Effect, e perché come ben sapete amo le storie.

😉

Siamo Pipeline fatta da Pipeliners. Siamo i fervidi sostenitori dell’effetto farfalla.
Pipeline. Perché ci piacciono le storie.

A presto, Folks!

b-

MA COSA SI FA IN NEVERLAND?


Salve Folks!

Un titolo, una domanda. Legittima, direi. E’ la domanda che mi viene posta ogni volta che pubblicizzo i progetti che curo. Sono parecchi e sembrano avere strade proprie e a spiegarlo diventa un po’ complicato.

Per facilitare la comunicazione non ho altra scelta se non quella di mettere in scena il risultato del mio lavoro, che poi non è un lavoro solitario, tutt’altro. InstabilMente-contaminazioni d’Arte (cliccate per andare al blog) è l’associazione culturale che abbraccia tutte le persone che collaborano con me per la realizzazione di progetti come “Pandora, le Storie del Vaso” e “Circolo Scrittori Instabili”. I risultati del nostro lavoro sono evidenti, cade pertanto il bisogno di sperticarmi in spiegazioni.

Posso passare al nocciolo della questione e presentarvi il nostro più recente traguardo raggiunto: le Voci di Pandora (ovvero gli attori e i musicisti) hanno dato vita ai racconti scritti dal Circolo Scrittori Instabili. La location è quella del Chiostro di San Francesco (Gargnano) che è uno dei più antichi d’Italia, restaurato da poco e messo a nostra disposizione per una serata speciale.

Qui sotto potrete vedere la prima parte, ma se andate sul sito di Pandora oppure sul canale YouTube di Pandora potrete guardarvi le altre quattro. Regia e montaggio sono ad opera di due giovani di grande talento e professionalità: Giovanni La Rocca e Eleonora Albano. Le condizioni atmosferiche non sono state affatto d’aiuto, ma Giovanni e Eleonora non si sono arresi e hanno compiuto il miracolo. Anche questo è stato fondamentale per poter andare in scena senza tensioni e con la concentrazione necessaria. Lavorare in un team come questo è per me un onore.

C’è la ricerca di Bellezza e Armonia in questo mio mestiere, e la ricerca è la sola via possibile per chi vuol essere felice.

A presto Folks!

b-

Podcast: questo sconosciuto.


LOGO_ACCIDENTI Un podcast è un programma in veste radiofonica, registrato e messo a disposizione sul web in formato MP3 per l’ascolto e il download.

IPN_Italian Podcast Network è il primo network italiano di podcast indipendenti, cioé programmi che non fanno parte di un palinsesto radiofonico e che sono ideati, curati e realizzati da podcasters professionisti.

Che cos’è Accidenti! è semplice da spiegare: è un nuovo programma che Fabio Koryu Calabrò, Giovanni Boscaini e la sottoscritta hanno ideato e realizzato per IPN e che verrà messo on-line il 20 ottobre 2014… c’è anche un blog dedicato http://accidentipodcast.wordpress.com.

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Le idee rimbalzano e si espandono mentre travolgono tutto, questo succede in ogni puntata di Accidenti! – Spremuta di neuroni.
Non è un gioco, bensì un giocare. Mescolando seriosi dilemmi e risate ballerine ci si avventura alla riscoperta degli accidenti che scuotono i nostri poveri neuroni. E quanti neuroni possono contare tre teste? E se a ogni puntata se ne aggiunge un’altra, mille altre, quelle di chi si ferma ad ascoltare Accidenti!, allora i conti si perdono e si smette di contare per iniziare a cantare.
Libere chiacchiere, musica, un pizzico di follia, ma soprattutto pensiero.
Una trasmissione che non si fa ingabbiare da definizioni né da aspettative.
Vi sorprenderà, come ha sorpreso loro che lo hanno creato: Barbara Favaro, Fabio Koryu Calabrò e Giovanni Boscaini.

(Barbara)

SUL COME SCEGLIAMO UN LIBRO DA LEGGERE


autunno-foglie-e-libri-in-bianco-e-nero

Ohi, Folks!

Lo so, non vi formalizzate troppo, questo è un saluto amichevole… non proprio corretto per forma, ma per contenuto. Ok?

Bene, oggi vi procurerò un bel po’ di fastidio perché starò qui a filosofeggiare su come  scegliamo di solito i libri da leggere. Non sarete d’accordo con me, ma non siete neppure obbligati a esserlo, quindi rilassatevi e sorbitevi questa mia teoria illuminata e illuminante (notato il tono auto-ironico, spero).

Solitamente una persona sceglie un libro in base a criteri che sono stati studiati dal marketing e che sono sacrosanti, ma di cui le Case Editrici se ne fregano altamente. Un esempio?

1. La copertine del libro. Ce ne sono alcune bellissime, altre repellenti. Le prime ti fanno venire voglia di aprire il libro e leggere subito la prima pagina, le altre cerchi di dimenticartele il più in fretta possibile (a volte non ci si riesce e si smette di leggere. Scherzo.). Gli Editori che se ne fregano vi fanno un torto, sappiatelo. Un libro è un oggetto che contiene bellezza, quindi anche la copertina deve essere all’altezza della situazione.

2. Il titolo del libro. Ce ne sono alcuni che ti chiamano e altri che ti strillano addosso. Alcuni titoli sono opportuni, pertinenti, adeguati, magari non evocativi, misteriosi, fantastici, ma adeguati. Quelli sono comunque buoni titoli, perché quando leggi una storia che non c’entra niente con il titolo lo bruceresti in piazza assieme all’autore e all’editore. Un titolo scelto dall’Editore che non tiene conto della storia o del parere dell’autore perché vuol strizzare l’occhio al gusto del pubblico dovrebbe essere punito come si deve. E’ un abuso.

3. L’incipit. Tutti ormai sanno cos’è un incipit, tutti i lettori appassionati sono in grado di stilare una propria lista dei migliori incipit della letteratura mondiale ecc. ecc. Eppure leggersi una pagina intera, e chiedersi perché hanno permesso a questo autore di pubblicare, non è un pensiero che ti permetti di avere, perché sei sicuro che dopo la prima, la seconda, la terza, la quarta pagina qualcosa cambierà e quell’autore si rivelerà bravissimo. Se così succede non è per merito dell’autore, ma perché vi siete abituati alla sua voce e faticate a essere obiettivi. Se dalla prima pagina provate repulsione, datevi retta, avete ragione, andatevene.

4. L’autore. Ci innamoriamo di un autore e tutto quello che pubblica diventa imperdibile, un’opera d’arte. Non sempre è così. Statisticamente parlando, ogni autore è in grado di sfornare un numero piuttosto limitato di capolavori, il resto è ripetizione o imitazione di se stessi. Eppure a noi non frega nulla, quando amiamo un autore  siamo suoi per sempre. E non ci piace avere torto. Neppure un po’. (A meno che non ci deluda fortemente, cosa imperdonabile che ha effetti retroattivi – brucerete ogni libro che porta la sua firma, anche se vi ha donato la vita mille volte).

5. La Casa Editrice. Questo è già un argomento più spinoso, ovvero: se valutiamo che le pubblicazione di un certo Editore abbiano un livello alto di godimento e qualità, allora siamo portati ad affidarci a lui, alla sua scelta, al suo gusto, alla sua visione. E’ un meccanismo marcio, perché spesso l’Editore vi rifila ciofeche inenarrabili tra una buona pubblicazione e l’altra facendoti capire che ancora nessuno lo sa, ma quell’autore è un genio. Voi perdete la vostra lucidità di liberi lettori e vi fate convincere. State attenti!

Questi sono soltanto alcuni dei criteri su cui si son fatti studi di mercato e affini, ma ci sono almeno un’altra dozzina di dettagli di cui poter parlare e di cui non parlerò ora. Vorrei, invece, andare all’origine. La bestia nera che dobbiamo combattere in nome della nostra libertà di scelta è una e una soltanto: L’ABITUDINE.

Il nostro criterio di scelta è legato a un’abitudine. Spesso non ci avviciniamo neppure alle storie che sembrano troppo complicate, troppo distanti da noi, troppo difficili da capire. Sono pochi i lettori che si avventurano in terre sconosciute, moltissimi quelli che si fermano a pascolare dove l’erba è più verde. Ci abituiamo a leggere un certo tipo di storie, ad ascoltare un respiro di scrittura che ci suona famigliare, ad affidarci a quegli autori che ci hanno convinto o che siamo convinti siano i migliori.

Leggere brutte storie  non dev’essere un deterrente, bensì deve aiutarci a riconoscere le storie che sono scritte bene. Prendere in mano un libro (uno consigliato da tutti) e decidere alla decima pagina che quella storia è scritta in modo pessimo e che mi toglierà tempo per leggerne una migliore e dirgli adios!  senza sensi di colpa…  è una bella libertà. Usiamola.

Leggere i libri consigliati da una classifica di vendite è… ABOMINEVOLE. Sappiatelo.

Leggere le recensioni di illustri cianciatori che manco hanno letto il libro in questione e si affidano alla quarta di copertina,  o vi rifilano un riassuntino perché ne hanno letto la stramaledetta prefazione, è STUPIDO. Vi supplico, non siate stupidi, non permettetevi di farvi guidare da questi squallidi millantatori, pagati o non pagati, che vi spingono verso letture mortificanti.

Prossimamente parlerò di recensioni, ma ora è meglio che vi lasci uno stralcio di quanto ha scritto Virginia Woolf nel suo saggio “Voltando pagina” (che vi consiglio di leggere):

“(…) nel caso dei libri nuovi è stranamente difficile capire quali siano quelli buoni e cosa vogliono dirci, e quali siano invece i libri gonfiati che finiranno al macero dopo un paio d’anni. E’ evidente che esistono molti libri in circolazione e spesso sentiamo dire che ognuno può mettersi a scrivere al giorno d’oggi. Questo può essere vero, ma indubbiamente al centro di quest’estrema volubilità, di questi continui flussi e spume di linguaggi, in mezzo a questa incontinenza, a questa volgarità e banalità brucia il fuoco di una grande passione che chiede solo d’incontrarsi per caso con una mente più dotata delle altre per trovare unaforma che durerà nei secoli. Per noi dovrebbe essere un piacere assistere a questi rivolgimenti, condurre battaglie in nome delle idee  e della visione del nostro tempo, prendere da loro ciò che può esserci utile e disfarci di ciò che non riteniamo di alcun valore, e renderci conto soprattutto che dobbiamo essere generosi con coloro che fanno del loro meglio per dar forma alle idee che hanno dentro. “

Ci sono bellissime pagine di cui vi innamorerete dentro a questo saggio di Virginia Woolf, ve lo consiglio di cuore. Credo di essermi fatta perdonare in extremis… grazie per essere passati di qui.

Alla prossima Folks!

b-

LEGGERE-TESTA_neverlandstorie

BRAZENHEAD’s NEWS


Questa è una delle librerie più preziose e originali del mondo. Si trova a New York, il proprietario di questo appartamento-libreria nell’Upper East Side, si può accedere soltanto per appunamento, Michael Seidenberg ha dichiarato che probabilmente non riuscirà più a pagare l’affitto oltre il 31 ottobre.

Come potete vedere dal video i libri ricoprono ogni centimetro in ogni stanza, ci sono libri di ogni genere, usati soprattutto, e ogni tanto sbuca un “introvabile”, una “prima edizione” o una “ultima ristampa”… quelle cose che ti fanno venire i brividi. Ci siamo capiti, lo so.

Ogni sabato notte in queste tre stanze, in questa libreria segreta, si ritrovano intellettuali e appassionati. Per leggere, discutere, condividere, confrontarsi.

Con centinaia e centinaia di storie attorno, ognuno con la sua storia, forse per scriverne ancora, di storie.

Che questo luogo esista è una meraviglia, che questo luogo debba scomparire è una pugnalata.

Se siete a New York ora, chiamate prendete appuntamento e andateci. Prendete nota di tutto e se volete passare di qui per raccontare quella piccola grande NEVERLAND, vi ascolterò con tutta l’attenzione del mondo e oltre.

😉

b-

IL GIUSTO INCONTRO… IN BIBLIOTECA!


NEVERLAND  alla Biblioteca La Castagna Amara

Una parte dei libri da me presentati negli incontri di InLEGGEREzza (2013-2014), a disposizione in biblioteca Castagna Amara per chi ha voglia di esplorare nuovi mondi narrativi.

Ohi Folks!

Oggi voglio parlare di biblioteche, ovvero il luogo ideale per parlare di libri. Siete d’accordo? Ebbene, non è così scontato.

Io sono stata fortunata, ho incontrato una bibliotecaria felice di esserlo, piena di energia e di voglia di proporre percorsi interessanti ai suoi utenti. E’ lei che mi ha permesso di portare gli incontri di lettura InLEGGEREzza per ben tre anni nella Biblioteca Castagna Amara di Soiano del Lago, ed è sempre lei che ha creduto fermamente che NEVERLAND potesse avere un futuro presso la Casa Cultura. Lei si chiama: Francesca.

Incontrare la persona giusta che crede in quello che stai facendo e condivide con entusiasmo la tua visione è davvero un dono del cielo. Perché ve lo sto dicendo? Semplicemente perché spesso quando abbiamo un piccolo sogno da realizzare e non troviamo alleati rischiamo di cedere alla tentazione di mollare. Perdiamo fiducia nel sogno, in noi stessi.

Scrivere è anche questo, è non mollare. Credere fortemente che ne vale la pena. Non per gli altri, quello non lo puoi sapere finché non concretizzi il tuo sogno, ma per te stesso sì. Sempre.

Auguro a tutti voi di trovare, prima o poi, un alleato capace di ridarvi forza e rinsaldi la vostra speranza nel realizzare il vostro sogno, di qualsiasi sogno si tratti. Vi chiedo solo, però, una cosa: siate convinti che ne vale la pena. Se non siete convinti voi, come potete pretendere che qualcun altro si convinca?

Ah… quasi dimenticavo: c’è un’occasione d’incontro. Leggete qui sotto e se volete raggiungerci per capire cosa stiamo combinando su NEVERLAND… sarete i benvenuti.

b-

LOCANDINA LEZIONE APERTA NEVERLAND CASA CULTURA